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The Crew Motorfest, la recensione: festival dei motori per veri arcaders

Il nuovo capitolo del titolo Ubisoft ambientato alle Hawaii è ricco di vetture, sfide e paesaggi mozzafiato: divertimento assicurato

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The Crew Motorfest, la recensione: festival dei motori per veri arcaders - foto 1
© ufficio-stampa

Non è un mistero che il mondo dei videogames moderni sia fortemente sbilanciato sulla simulazione, e la categoria delle corse motoristiche non fa difetto. Per un "arcadiano" di ferro come me, quindi, c'è meno spazio per trovare un titolo che regali ore e ore di gioco senza aver bisogno di una concentrazione al millisecondo e la conoscenza di ogni aspetto della vettura per guadagnare quei metri, quei decimi di secondo decisivi per avere la meglio sugli avversari: per fortuna Ubisoft non si smentisce e con The Crew Motorfest, nuovo capitolo della saga, ritroviamo tante auto, tante corse diverse, tante emozioni, una bella mappa aperta - questa volta ambientata sull'isola hawaiana di Oahu - e la possibilità di scendere subito in strada con una curva di apprendimento delle logiche di guida piuttosto veloce.

Intendiamoci, è sempre fondamentale dosare sterzo e acceleratore a seconda del mezzo che si guida così come la possibilità di modificare anche tecnicamente i veicoli dà una bella mano soprattutto nelle sfide più difficili - d'altronde una componente sim è indispensabile per un titolo dei giorni nostri - ma settando gli automatismi su cambio e trazione, è un attimo superare le schermate di accesso (su PlayStation 4 si segnala qualche rallentamento di troppo) e iniziare a sportellare con gli avversari su asfalto o sterrato.

Il gioco è diviso in varie playlist da sbloccare che poi fanno comparire le diverse missioni sulla mappa, in modo da poterle raggiungere col navigatore, anche se la parte più bella di The Crew Motorfest è quella di girare liberamente per Oahu e trovare i vari scorci nascosti di una mappa con angoli suggestivi, piccole chicche nascoste - provate a trovare un aereo spiaggiato nella zona Nord, è una citazione alla serie tv Lost che era stata girata proprio su questa isola, che ha scaldato il cuore di un grande fan come il sottoscritto - e una buona varietà di sfide.

Sì perché The Crew Motorfest non è solo auto e derapate, testa a testa drag race, sfida fangose coi fuoristrada o le corse in Formula 1, ma dà la possibilità di guidare, con un grado di profondità diverso ma era prevedibile, pure quad e moto sino ad arrivare a veicoli acquatici e aerei. Siamo a oltre 600 veicoli, un numero che però nasconde probabilmente l'unica ombra di questo titolo: per giocare le varie playlist vengono 'prestati' i veicoli adatti alla sfida mentre per arrivare a possederne una grande varietà bisogna necessariamente allungare di molto le sessioni di gioco (e anche in questo modo diviene lungo incassare valuta in-game per operare gli acquisti) oppure ricorrere alle microtransazioni.

Graficamente il lavoro di Ubisoft è molto buono, la mappa di dimensioni ridotte rispetto al capitolo precedente ha permesso un'ottima resa nonostante qualche inciampo in condizioni di alte luci, con una buona scorrevolezza generale del gameplay: ammirare l'isola delle Hawaii è un piacere anche solo per guidare senza per forza dover andare in cerca di sfide e avversari. Anche la varietà dei veicoli è ben rappresentata sia a livello numerico che di differenze di guida e sensazioni, sempre al netto del fatto che ci troviamo di fronte a un simcade, stesso discorso per la fisica delle vetture e l'AI degli avversari. La parte multiplayer prevede quel festival di sportellate che è Demolition Royale oltre all'hub social che racchiude i giocatori connessi online, che poi possono essere riuniti in un'unica crew (da quattro piloti massimo) con cui partecipare alle gare.

In sostanza, anche se inevitabilmente il pensiero va al big per eccellenza Forza Horizon, una boccata di aria fresca per chi non vuole perdersi dietro a troppe regolazioni e variabili ma ha "solo" voglia di guidare per divertirsi, rilassarsi o emozionarsi. Un bel risultato.