La 36enne giavellottista statunitense ha raggiunto l'apice della sua carriera solo alla fine
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Kara Winger, atleta statunitense specialista nel lancio del giavellotto, ha confermato che la sua vittoria nella finale di Diamond League dell’8 settembre scorso a Zurigo, è stata l’ultima gara della sua lunga carriera agonistica nonostante in tanti, tra addetti ai lavori e tifosi, le stiano chiedendo da tempo se sia proprio sicura di tale decisione.
La 36enne atleta, nata a Seattle il 10 aprile 1986, aveva deciso all’inizio dell’anno che il 2022 sarebbe stato il suo ultimo da professionista dell’atletica ma certamente, non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe stato anche il migliore, e che avrebbe raggiunto gli ottimi risultati conseguiti con la conquista del Trofeo del Diamante, con la vittoria nel Memorial Van Damme di Bruxelles dove ha realizzato il suo primato personale di 68,11 che le è valso il nuovo record statunitense e, soprattutto, con l’eccellente medaglia d’argento conquistata a Eugene, davanti al suo pubblico, dietro alla campionessa del mondo l’australiana Kelsey Lee Barber poi battuta proprio nella finale Diamond di Zurigo.
Una carriera quella della Winger assolutamente di buon livello, con la partecipazione dal 2008, quando aveva solo 20 anni, a praticamente tutti i più grandi eventi internazionali, intesi quali Olimpiadi e Mondiali, fatta eccezione per la manifestazione iridata di Mosca 2013, quindi ben 4 giochi a cinque cerchi e 6 campionati del mondo, dove però solamente in due occasioni prima del luglio di quest’anno in Oregon era riuscita a conquistare la finale, a Pechino 2015 dove aveva poi chiuso ottava, e a Doha 2019 con un quinto posto che sembrava, a 33 anni, dovesse essere il più prestigioso di una carriera che, la successiva esplosione della pandemia mondiale, avrebbe anche potuto interrompere sin da allora.
Poi però in questo magico per lei 2022, si è compiuto un piccolo miracolo di longevità agonistica, che avrebbe forse potuto farle cambiare idea sulla sua decisione iniziale di appendere al chiodo le scarpe da gara ma, invece, ha probabilmente rafforzato tale suo intento anche perché ritirarsi da vincitrice, al termine della più esaltante stagione della propria carriera, ha un significato veramente particolare