DIARIO DA TOKYO

Il pericolo di essere dimenticati  

La medaglia di legno: per un atleta la beffa ma anche una grande occasione persa

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C’è una medaglia che non permette di essere ricordati. È quella di legno. Il quarto posto, ai piedi del podio, non solo ha il sapore beffardo di aver accarezzato un metallo più o meno pregiato, ma anche la condanna di passare da possibile totem dello sport a un atleta di alto livello che ha perso un'occasione. Nel festival delle banalità si potrà dire che è la dura legge dello sport, ma difficile che possa suonare come una consolazione per i diretti interessati.

In un giorno solo l'Italia si ritrova con tre medaglie in meno. Due nella scherma con Andrea Santarelli nella spada e Alice Volpi nel fioretto, una nel judo con Manuel Lombardo. Occasioni perdute che rischiano di far perdere il sonno soprattutto se c'è poi chi continua a ricordare che il fioretto femminile individuale non mancava la medaglia da 33 anni (Seul 1988).

Dopo soli due giorni di gare, tre legni non sono pochi e ora chissà se al Villaggio si guarderanno attorno per capire chi sarà a un passo dal salire quel gradino tanto atteso per poi restare invece al piano terra. Se c'è chi sogna solo un podio olimpico, c’è invece chi si concede il lusso di mettere nella vetrina di casa medaglie di edizioni diverse. Una menzione particolare per Elisa Longo Borghini e Odette Giuffrida. Da Rio a Tokyo hanno atteso cinque anni, ma sono riuscite comunque a salire sul podio, a presentarsi in forma nella giornata giusta e per questo meritano complimenti, apprezzamenti e quei momenti di popolarità che soltanto l'Olimpiade può regalare.

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