IL REPORTAGE

Dentro la base in Qatar: così i militari italiani "proteggono" il Mondiale

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Un drone - con potenziale ordigno anche chimico o batteriologico - viene intercettato e fatto atterrare. La posizione seduta, che assume il cane, indica la presenza di esplosivo; a neutralizzarlo, penserà prima un robot poi l’intervento degli artificieri. Siamo a 30 km da Doha, nella base militare del Qatar che ospita il contingente italiano schierato a protezione del Mondiale. Due le task force impegnate: una a terra - con i militari della brigata Sassari dell’Esercito e i sistemi hi-tech dell’Aeronautica per disinnescare mini e micro droni; l’altra in mare, con il pattugliatore Thaon di Revel. In tutto, 560 unità, donne e uomini addestrati a fronteggiare le minacce più sofisticate. Una missione interforze, che in assenza della Nazionale porta in alto i nostri colori in Qatar.

“L’Italia, con il suo contingente militare, sta giocando la sua partita “in difesa”- spiega il Generale Giuseppe Bossa, Comandante della Join Task Force “Orice” - ha messo in campo tutte le eccellenze che il Qatar ci ha chiesto. Le minacce che si stanno affrontando sono diverse, in particolare quella chimica, biologica e radiologica, la minaccia di ordigni esplosivi, di droni, come pure ogni forma di minaccia che può venire dal mare”. Impianti, ritiri, aeroporti, centri commerciali: nessuno scenario qui a Doha è immune. E se sull’ordine pubblico, le forze locali hanno lavorato con i Carabinieri, il contingente ha consegnato al Mondiale stadi in perfetta sicurezza. Come Lusail, teatro della finale, che è stato completamente bonificato. 

Tredici le nazioni coinvolte dal Qatar per proteggere il il torneo; per l’Italia - fra le big - è una missione senza precedenti: “Anche se non vestiamo una maglia azzurra - prosegue il Generale Bosso - siamo molto orgogliosi di rappresentare il nostro paese. La difesa italiana c’è”. 

Collaborazioni che - come spiega il capitano della Marina del Qatar Mohammed Alsada - fanno già intravedere ciò che lascerà il Mondiale: “L’eredità più importante - conclude - sono le relazioni con i nostri partner. Siamo certi che ci saranno anche nel futuro”. 

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