L'EDITORIALE DI BRUNO LONGHI

Non c'è trucco non c'è inganno: il Napoli è da scudetto

Una rosa di alto livello e un allenatore che ha saputo rilanciarsi sono le armi più affilate degli azzurri

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Il primo posto in solitaria, le cinque vittorie di fila, la miglior difesa (2 soli gol subiti come quella del Milan), il secondo 4-0 in trasferta: sono dati che inducono a sognare ad occhi aperti, ma soprattutto a non chiudere gli occhi di fronte ad una realtà che soltanto il più ottimista dei tifosi napoletani poteva mettere in preventivo. Non c’è trucco, non c’è inganno. Non c’è miracolo di San Gennaro. C‘è un allenatore di spessore come Spalletti, c’è un direttore sportivo che, coerente con la sana gestione societaria, è andato a pescare sulle rive del Tamigi, a Craven Cottage, un centrocampista come Zambo Anguissa, appena retrocesso col Fulham e forse per questo ignorato dal mondo mediatico nonostante le esperienze pesanti al Marsiglia e al Villarreal. Niente a che vedere con il rude Bakayoko. Niente a che vedere con i medium-size Demme o Lobotka. Del suo approdo a Napoli e della sua vicinanza ha beneficiato Fabian Ruiz, ritornato, dopo una stagione di alti e bassi, a recitare calcio di tecnica e spessore nel centrocampo a due, quello a lui più congeniale. 

Il Napoli non solo ha ritrovato lo spagnolo. Ha ritrovato il vero Koulibaly, ha in Insigne il capitano leader la cui autostima ha sicuramente beneficiato del successo nell’Europeo, e ha finalmente potuto scoprire le qualità di Osihmen, il calciatore più caro della storia azzurra, costretto nella passata stagione a recitare suo malgrado un ruolo da comprimario a causa degli infortuni che lo avevano spesso tenuto ai box. O condizionato il rendimento quando era stato dichiarato abile e arruolabile. 

Spalletti ha una rosa di primordine (Mertens, il miglior goleador della storia azzurra, ancora non si è visto e Zielinski si è solo intravvisto) da cui riesce ad estrapolare quel calcio che lo fa sentire in sintonia coi suoi principi di gioco. Il Napoli è forte. E il  4-0 di Marassi ha fatto squillare un rumoroso campanello d’allarme per tutte le altre pretendenti al trono. Ha vinto in scioltezza laddove avevano sofferto le due sue attuali inseguitrici l’Inter e il Milan. Il prossimo turno, ormai alle porte, pare fatto apposta per permettere agli azzurri di allungare la serie di vittorie contro il Cagliari dell’ex Walter Mazzarri. E di beneficiare del risultato dello scontro diretto di San Siro tra l’Inter e l’Atalanta, mentre l’attuale bel Milan di Pioli difficilmente ricadrà a Spezia negli errori e negli orrori del passato campionato. 

DERBY NERAZZURRO A SAN SIRO
Inter-Atalanta è sfida Champions in attesa della Champions: la squadra di Inzaghi vince attraverso un’interpretazione corale differente da quella contiana ma ne ricalca comunque alcune specificità: segnano in tanti, e soprattutto di testa. La Dea aspetta il ritorno di Muriel per riavere l’imprescindibile variabile propedeutica per spaccare le partite. 

SFIDA CAPITALE
Domenica sarà anche derby della Capitale, in cui la Roma, senza Pellegrini, vorrà ribadire il suo ruolo di quarta forza del torneo, mentre la Lazio cercherà di essere finalmente in sintonia coi concetti del suo allenatore. Sarri e Mourinho si ritroveranno per la prima volta dopo il 2-2 tra Chelsea e United di 3 anni fa in Premier. Prepariamoci dunque a questo intrigante revival all’italiana, o alla romana: “Mau” contro “Mou”. Non è farina del mio sacco. E non è nemmeno il titolo di un film della Disney.  

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