Quando parte Theo Hernandez

Il ruolo del terzino è cambiato profondamente, e il difensore rossonero ne è un esempio lampante

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Le discese sulla fascia sinistra di Theo Hernandez sono, esclusi i gol, i momenti delle partite del Milan in cui si sente maggiormente la mancanza dei tifosi. Se ci fosse il pubblico a San Siro, sentiremmo i decibel alzarsi progressivamente all’avanzare del francese, che quando parte palla al piede dalla difesa riesce spesso ad arrivare a ridosso dell’area di rigore, se non lo stendono prima. Tra i difensori, nessuno subisce tanti falli: 2,2 a partita, gli stessi di Domenico Berardi ed Edin Dzeko, per dire. Dopo una stagione e mezza in rossonero, il 23enne ex Real Madrid si sta consacrando tra i leader del Milan primo in classifica e come uno dei migliori terzini al mondo, entusiasmante da veder giocare per la forza dirompente con cui ara fascia e avversari, unita a un’eccellente tecnica in movimento e a un’attitudine a decidere le partite davvero poco comune per un difensore.

Contro la Lazio, Hernandez ha trasformato un pareggio ormai scritto in tre punti preziosissimi, spaccando la partita nell’ultimo quarto d’ora con le sue conduzioni sulla fascia (una ha messo in porta Rebic, fermato solo da un miracolo di Reina) e decidendola con un gran gol di testa nel recupero, quando per la prima volta nell’incontro era andato a saltare in area. Nei minuti finali Theo sembra spesso ricaricarsi, ritrovare energia come fosse appena sceso in campo e questo, complice la stanchezza degli avversari, gli permette di essere determinante.

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