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Le maglie (e le tute) di Italia 90

Un viaggio fra maglie stupende che rappresentano l’ultimo baluardo del calcio vintage

21 Giu 2020 - 08:27

Fa uno strano effetto rivedere quello spot trent’anni dopo: tutti quei campioni che si prestano a diventare testimonial di un’azienda italiana, i molti brand di abbigliamento sportivo concorrenti presenti nella stessa pubblicità. Il prequel del merchandising di oggi è stata la raccolta punti di Vinci Campione: si potevano vincere bandiere, cappellini, giacconi, tute ma soprattutto maglie, quelle dei campioni del Mondiale italiano. Quella più ambita era azzurra, ma seguivano a ruota Germania e Olanda, per la presenza nello spot di Matthaus e Gullit, il verdeoro del Brasile luccicava meno del solito, come fosse un presagio, di ciò che sarebbe successo, per i più radical chic c’era in catalogo una maglia che, da quella estate in poi, sarebbe diventata storica; anche se noi bambini di allora non potevamo immaginarlo. Nello spot la indossa lo juventino Zavarov, davanti ha la scritta CCCP. 

Le maglie dei Mondiali ’90 sono l’ultimo baluardo di un calcio vintage, quello senza i nomi dietro la schiena, con i numeri assegnati un po’ a caso, per cabala o per abitudine, quasi mai marketing. Ma quello italiano fu un Mondiale cromaticamente tra i più belli, ancora distante dai colori accesi e forse eccessivamente pop del 1994 e le tonalità più tenui, quasi naif, del Mondiale francese.

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