La caduta di Bert Van Marwijk

Dopo aver guidato l'Olanda nella finale Mondiale del 2010, l'allenatore ha iniziato a vivere sulla propria pelle una lenta ma inesorabile discesa agli inferi

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L’Olanda è stata una delle nazionali che storicamente ha espresso il calcio migliore, ma che non ha avuto la fortuna di mettere in bacheca trofei di rilievo. Il suo palmares si riduce a un trionfo Europeo (1988), a fronte di tre finali mondiali gettate ai rovi. Il percorso iridato potrebbe avere due chiavi di lettura: tre finali perse, oppure tre finali raggiunte. Nei giorni in cui la Spagna festeggia i dieci anni dall’apoteosi di Johannesburg, in Olanda si torna a parlare di Bert Van Marwijk, il ct orange della notte decisa da Iniesta. Un allenatore che è finito nel dimenticatoio, e che dopo la partita dell’11 luglio 2010, ha iniziato a vivere sulla propria pelle una lenta ma inesorabile discesa agli inferi. 

Senza altri successi che una Coppa Uefa e una d’Olanda con il Feyenoord, Van Marwijk venne nominato ct per cancellare le prove deludenti del suo predecessore, Marco Van Basten. La fase di qualificazione alla kermesse sudafricana fu a dir poco trionfale, con otto vittorie in altrettante gare e soltanto due reti al passivo. La generazione a dispozione di Van Marwijk era davvero spettacolare, con Van der Vaart, Sneijder, Robben e Van Persie nel loro migliore momento psico-fisico.

Van Marwijk fu il direttore di un’orchestra che aveva esperienza in difesa (Heitinga, Mathijsen, Van Bronckhorst), muscoli in mezzo al campo (Van Bommel e De Jong) e un fronte offensivo di calciatori protagonisti in Champions League. Sotto la sua guida l’Olanda perse soltanto 8 delle 52 partite disputate, numeri che consentirono ai tulipani di raggiungere nel 2011 il primo posto del ranking Fifa e di conseguire la maggior goleada della sua storia (11 a 0 a San Marino). Poi arrivò il maledetto 2012, con gli Europei in Polonia e Ucraina segnati da tre sconfitte con Danimarca, Germania e Portogallo. Un disastro su tutta la linea, al punto che il nuovo messia dell’arancia meccanica venne silurato nonostante un contratto fino al 2015. Al timone arrivò Danny Blind, e l’ex allenatore del Feyenoord tentò di rifarsi altrove una verginità sportiva. Fu l’inizio della fine.

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