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Cuore tifoso Milan: Giampaolo, nel bene e nel male

Il tecnico tira dritto per la sua strada e non cambia modulo. Ma contro il Brescia è vietato fallire

31 Ago 2019 - 08:53

"Ci vuole tempo, ma non cambio la mia filosofia di gioco".
"Posso spostare un giocatore ma non cambio i miei principi".
"Se un calciatore arriva domani, non può giocare subito nel mio Milan. Deve mettersi in coda e capire tante cose".

Signore e signori, questo è Marco Giampaolo. Nel bene e nel male. Queste tre frasi dette nella conferenza di ieri pre Milan-Brescia, sono specchio di ciò che è il mister di Giulianova. Tacciato di essere "talebano" da alcuni, di avere "poca personalità" da altri, lui ti risponde così. Parole da allenatore vero, parole da uomo di campo. Se fosse per lui, probabilmente, in conferenza stampa non ci andrebbe nemmeno, ma preferirebbe sedersi su una panchina con un sigaro e parlarti di tattica e movimenti in campo.
 

Prendiamo l'ultima frase, riassume probabilmente tutta l'essenza del Giampaolismo. Il collettivo prima delle individualità, il gruppo prima del singolo, questo è il principio cardine del suo pensiero calcistico. 
Ed è per questo, probabilmente, che certe scelte che a noi appaiono difficilmente spiegabili, nella testa di Giampaolo sono chiarissime. Certo, la "non partita" di Udine ha fatto barcollare subito i tifosi, ma forse bisogna fare un passo indietro. Le ricordo bene le frasi del tipo "finalmente un maestro di calcio", "bene la scelta di Giampaolo ma servirà pazienza", "bisognerà dargli tempo..". Eppure, il tempo a quanto ho letto qua e là è già finito. Non so se Giampaolo raggiungerà o meno i suoi obiettivi, se riporterà il Milan in Champions o no, ma una certezza credo di averla: bisogna dargli il tempo necessario.
Lo so, al Milan ce n'è sempre poco, ma sono convinto che Boban e Maldini nel momento della scelta sapessero che avrebbe necessitato di tempo per imprimere in questa squadra il suo pensiero. 
Il gioco del mister non è di facile applicazione, è frutto di un lavoro corale, di una mentalità che ha come conseguenza determinati movimenti e automatismi. E non è chiusura mentale il preferire - per ora - giocatori che a suo parere hanno appreso meglio le sue idee; se al momento ad esempio non schiera ancora Leao titolare è perchè non lo ritiene pronto e non vuole rischiare di bruciare un ragazzo giovane che dovesse essere schierato dall'inizio e  fare male sarebbe - ovviamente - subito etichettato come "mezzo bidone". 

Il calcio per molti è semplice, ma in realtà è lavoro, meccanismi, automatismi, movimenti con e soprattutto senza palla, distanze tra i reparti e tanto altro, non è solo numeri, solo 4-3-3, 4-3-1-2. Non mi stancherò mai di ripeterlo, i numeri ormai lasciano il tempo che trovano, l'idea di gioco, la mentalità, lo sviluppo dell'azione no. Giampaolo lo sa e cerca soluzioni, spostare Suso? Dare più spazio a Piatek? possibile, ma non sarà quel "numerino" che cambia nel sistema a rivoluzionare la filosofia del Giampaolismo. Certo, il mister per primo sa che dovesse ripetersi una prestazione come quella di Udine, la situazione diventerebbe da subito problematica, ma le sue parole in conferenza fanno ben sperare. E' sembrato sereno, ma soprattutto pienamente cosciente di ciò che bisogna fare per ripartire. Ecco, ora servirebbe una piccola mano dal mercato, quantomeno quella seconda punta/trequartista, che sia Correa, Everton o un altro nome a sorpresa, che possa permettergli di sviluppare al meglio le sue idee. .
Del resto, sbaglio o è stato preso per questo? Presto, quindi, scopriremo se il calcio di Giampaolo è una possibile realtà o solo una fantastica utopia, perchè il mister sa che è la chance della vita e farà di tutto per non sciuparla. Il resto sono chiacchiere da bar sport. Anzi, da caffè. Caffè Giampaolo, come l'account nato su twitter a supporto dell'ideologia del mister.
E oggi con il Brescia servono le prime risposte. O almeno i primi punti. 
Poi ci sarà tempo per lavorare e con maggiore serenità.

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