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Juve, al secondo posto si ragiona meglio

Vale da sveglia soprattutto quando credi di aver già fatto molto

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La Juventus resta unica imbattuta tra le grandi europee eppure il pari interno contro il Sassuolo le costa il controsorpasso ritardato da parte dell’Inter di un signore chiamato Antonio Conte. Basta dunque poco, a novembre, per poter ribaltare i commenti della comoda (solo all’apparenza) qualificazione agli ottavi di Champions con un turno di anticipo e di quanto ascoltato dopo la rimonta di Bergamo appena una settimana prima. Eppure è la stessa Juve, perché un filo tra queste tre partite lo si trova eccome, per quanto ormai dall’inizio della stagione ogni gara sia un’estrazione del lotto, ogni volta diversa, ogni volta un protagonista diverso, ogni volta un canovaccio diverso, ogni volta uno spavento diverso. Quel filo assomiglia molto a quegli incontri di boxe dove il pugile più forte è anche nettamente favorito, poi invece soffre, incassa, traballa, ma ha il colpo risolutivo che lo tira fuori dalle corde e dalle grane. Il cosiddetto colpo del campione. Il colpo che sostanzialmente non alleni. Il colpo che Dio ti ha dato.
 

Ecco, la Juve di colpi ne possiede tanti, magari non tutti belli da vedere, e la mission di Sarri da subito è stata quella di assortirli. Ciò che Cus D’Amato fu capace di fare con Floyd Patterson negli anni ‘50 comprendendo che però doveva necessariamente aiutarsi con un sottile lavoro psicologico. Perché Patterson, un po’ come la Juve, era un uomo strano, dolce, senza sangue negli occhi. Gli Antonio Conte dell’epoca lo potevano spaventare, lui non li calcolava. Invece anche la boxe, come il calcio, è un duro sport di relazioni. Di sguardi. Di tante cose da fare per esprimerle in minuti smisuratamente più piccoli. Dentro un countodown.

Da secondi si ragiona meglio, perché vale da sveglia soprattutto quando credi di aver già fatto molto. E’ come quando fai un pari sul ring (da detentore) e salvi la corona e la pelle nel match che tutti davano per scontato. Un match di avvicinamento alla nuova difesa del titolo. Da secondi si ragiona sulle motivazioni, ecco perché. Motivazioni tirate in ballo senza peli sulla lingua dallo stesso Maurizio Sarri. Un confronto che non raccomando a nessuno, se il trainer è uno che tende a rinfacciarti tutto (Cus D’Amato era esattamente così, per info chiedere a Mike Tyson) e chi sta dall’altra parte ha qualcosa a sua volta da rivendicare (il gruppo per certi versi è sempre meno malleabile e più imprevedibile del singolo). Un confronto che porterà alla partita in cui verosimilmente si vedrà il volto italiano della Juve di Sarri. Da lì in avanti sarà un campionato a carte scoperte. Mentre in Europa un secondo Buster Douglas, lo sparring partner che chiuse un’era del pugilato, per ovvi motivi non va neppure preso in considerazione.

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