Cuore Tifoso Juve: Adesso Pjanic può scatenare l’effetto domino

E' il giocatore da cui può dipendere il cambio di pensiero chiesto dalla dirigenza bianconera

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Lo juventino guarda davanti, all’attacco. Maurizio Sarri ha iniziato guardando dietro, alla difesa. Il presunto intenditore guarda sempre in mezzo, al centrocampo. Chi si ricorda soltanto l’ultima, guarda al portiere. Mentre, infine, lo stolto guarda a Cristiano Ronaldo. La ragione è di tutti e di nessuno, ma da qualche parte bisogna pur partire per credere che lo status della Juve di oggi abbia vaccinato la Signora dai puzzle avanguardisti che - a forza di cercare e insistere - le avevano infine piegato le ginocchia proprio nel cuore della stagione.

Ci si riferisce alle esperienze Maifredi e Delneri, innominabili se è vero che la Juve si è messa in mani sicure che poi sono le proprie: gli investimenti, l’organizzazione, la strumentazione e - ultima ma non ultima quando guardi agli obiettivi - una certa sostanziosa autostima mai sconfinata fin qui nelle vanità. Siamo però partiti dal campo e sul campo vogliamo stare. E quando decliniamo Sarri non abbiamo ancora motivo di guardare troppo in là rispetto ai requisiti di base perché la Juventus abbia costantemente in mano il controllo del timone delle gare: la confortante (si guardi ai risultati, si guardi alle due partite più importanti disputate fin qui) altalena di questo primo spaccato da chiudersi a testa alta tra la seconda di Champions e la trasferta a casa Marotta-Conte è passata attraverso Brescia.

Più certamente che dal lontano esordio di Parma (grande impatto, poi tutta una serie di misteri che hanno trovato risposta tra il finale col Napoli e la strana trasferta di Firenze) e più che dalla rimonta contro il Verona. Il perché è piuttosto chiaro di fronte ad alcuni dati: il possesso porta ben sopra l’asticella del 60% - non un’enormità, ma è un inizio - contestualmente alla quantità dei palloni toccati da quello che Sarri stesso ama chiamare “vertice basso”. In realtà il dato interessante è aver portato quattro giocatori di movimento sopra gli 80 palloni a partita (che significa che il pallone viaggiava anche veloce creando una tipica ragnatela sarriana). Però Pjanic è Pjanic, tanto più se la Juve batterà la pista del rombo a centrocampo. Quello sì che è un vertice basso, quello sì che diventa allora un ruolo chiave.

Scriviamo e insistiamo su Pjanic non perché abbia siglato il gol che è valso i tre punti. Sarebbe riduttivo e facile ricordarsi del bosniaco solo quando le cose gli vanno bene. In realtà il giocatore è di coloro da cui può dipendere il cambio di pensiero chiesto dalla dirigenza bianconera. E non solo perché a conti fatti può essere ritenuto un senatore dello spogliatoio. Nelle dinamiche del calcio estremo a cui aspira Sarri (non sono stati 150 i palloni toccati dall’ex romanista, ma 125 è un numero che fa la sua figura...) Pjanic è centrale, non a caso uno dei pochissimi giocatori mai entrati nella spirale estiva del calciomercato 2019 proprio per esplicita richiesta dell’allenatore. Allegri ha fatto di lui un passista, che per il regista di Sarri può diventare una grande dote: Pjanic in qualche modo si diverte di più, ma non si accorge per esempio che proprio quando le gabbie e le marcature su di lui non funzionano, ecco che viene fuori il lato migliore del giocatore. Arriva pian piano la condizione (a Brescia cambia la fluidità della Juve nel tenere il pallino e il campo quando Rómulo - che gli giocava contro uomo su uomo finisce con la lingua per terra), arriva pian piano a Pjanic la forza di guardare e proporre veloce in avanti. Alla conquista di metri con palla o con fraseggio direzionato. E il lontano orizzonte di ritrovarlo con cifre che abbiano un minimo di senso in zona di rifinitura e in zona di battuta a rete può divenire solida realtà. “Eh, ma poi, chi ci protegge? Chi dà equilibrio?”. Ma soprattutto: “Chi difende, che manca anche Chiellini?”. “Di difendere se ne devono preoccupare i loro attaccanti”. Andate matti alla sola idea, vero?

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