Negli ultimi anni alcune squadre hanno rappresentato un ostacolo seriale a San Siro, tra queste la Lazio. E ora di abbattere questi tabù
L’origine del termine “bestia nera” è medioevale, da quando la rappresentazione iconografica del diavolo divenne quella di un animale di colore nero con occhi fiammeggianti, coda corna e forcone. La funzione deterrente del demonio contro le tentazioni era amplificata dalle sembianze terrorizzanti della bestia e appunto del suo colore: nero. Da diversi anni la Lazio, quando viene a San Siro, è uno spauracchio, un avversario indecifrabile, contro il quale l’Inter dà vita a partite dal risultato sempre incerto, variabile e in cui spesso ne esce male.
E’ una delle troppe bestie nere conto le quali nella testa dei giocatori scatta qualcosa per cui il tipo di approccio e lettura della partita risulta inadeguato, spesso cagionevole. Succede con il Sassuolo, in casa e fuori, con l’Atalanta a Bergamo, con il Torino con cui da cinque anni l’Inter ha infilato due vittorie, un pareggio e due sconfitte e naturalmente con la squadra di Inzaghi. Tanto per intenderci, nelle ultime cinque stagioni si sono registrate due sconfitte, due pareggi e una sola vittoria, nella stagione 2016/17. Non si capisce se il motivo sia ascrivibile ad una memoria del club che agisce nella testa dei giocatori, pur essendo nuovi, se gli avversari invece sentono particolarmente la partita o se ci sono fattori casuali. Fatto sta che la Lazio, avversario oggettivamente forte e con giocatori importanti, a San Siro con l’Inter gioca meglio che all’Olimpico, libera forse mentalmente e incidentalmente fortunata nel trovare un avversario più fragile ad un certo punto della stagione.
Ora Conte ha il compito di resettare gli spettri e preparare la squadra a ricaricarsi a tempo record per preparare al meglio un trittico che definirà meglio le ambizioni. La Lazio prima, la Samp sabato, il Barcellona in mezzo e la Juventus a San Siro, per chiudere il cerchio. Questa sera è probabile l’esordio di Biraghi, quasi certo l’impiego di Politano, possibile il minutaggio di Sanchez nel secondo tempo, mantenendo l’assetto della difesa e della mediana stabile, con il solo Vecino a dare fiato a Barella.
Qualunque sia la formazione reale, se l’Inter sta davvero cambiando pelle, lo capiremo proprio dal modo in cui starà in campo contro un avversario tradizionalmente ruvido e dal modo in cui i giocatori meno impiegati interpreteranno la partita. La differenza, in stagioni come queste, la fanno partite come Inter-Lazio.