CUORE TIFOSO INTER

Cuore tifoso Inter: l'appetito vien mangiando

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Da dove vogliamo cominciare? Perché da qualche parte dobbiamo farlo. Da venticinque minuti spaventosi per intensità e dimostrazione di forza? Dal gol preso, ennesimo uno-due degli avversari, sul quale la difesa nerazzurra ha dormito? Sulle zero parate nel secondo tempo di Samir, se si eccettua una conclusione centrale telefonata o quasi? Dai 7/8 gol divorati a turno da chiunque?

Allora iniziamo da Antonio Conte. Da quella “sparata” nella conferenza post-Atalanta che ha, di fatto, sancito un’unità di intenti con i suoi uomini. L’ottavo col Gertafe, al di là del due a zero finale, aveva visto una squadra discreta ma con pause assai pericolose. L’Inter di ieri sera è partita come se dovesse fare dei malcapitati tedeschi il classico sol boccone: alzi la mano chi, al minuto 25, non ha pensato adesso finisce tantissimo a zero, talmente vistosa era la differenza tra i nerazzurri e il Leverkusen, che si vedeva arrivare gli avversari da ogni dove e lasciava trasparire un’incredibile sensazione di totale impotenza. Qui, domando scusa, il piglio di Conte si è visto, eccome: pronti via sonnolento col Getafe, arrembante ieri sera. U

n dominio troppo bello per essere vero perché, andando oltre la storia della pazza Inter che non deve esistere più, il fantasma della pazza Inter continua imperterrito ad aleggiare sui campi di tutta Europa. Così, dopo essersi letteralmente divorati il pallone del tre a zero tutti a casa olè, i ragazzi del tecnico leccese hanno sbandato sul classico dai e vai di scuola giovanile, rimpallino idiota e palla al giocatore tedesco che ha infilato Samir da tre metri. Increduli noi, incredulo perfino Havertz. L’Inter sbaglia ancora, traballa ma nemmeno poi troppo, si ingobbisce e va al riposo sopra di uno quando, come minimo, il divario tra le squadre era nell’ordine dei 2 o 3 gol. Pensi: eccoci qua, film già visto più volte. Ora rientrano, pennichella post intervallo, gollonzo che ci punirà e non sapremo nemmeno cosa scrivere, cosa raccontare di una partita nella quale hai sovrastato l’avversario e sei stato beffato. Invece niente, invece stavolta film diverso.

L’Inter del secondo tempo lascia il pallino del gioco all’avversaria che ha tante gambe ma poco fosforo, non subisce praticamente nulla, sbaglia nuovamente l’impossibile illuminata dalle giocate di Eriksen, livello superiore il danese, vince senza soffrire e con un risultato che le va davvero stretto. Appuntamento al 17 agosto, importa poco l’avversaria di turno: l’Inter dei primi venticinque minuti non può temere niente e nessuno.

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