OGGI CON DE CARLO

Cuore tifoso Inter: il passato per capire il presente

Ora che c'è una pianificazione ambiziosa per il futuro è possibile rivedere il passato con più serenità

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L’Inter di Zhang ha finalmente preso una forma distinguibile e netta, ha scelto una direzione in modo tanto dirompente da suscitare grande clamore paradossalmente più per l’accompagnamento all’uscita di alcuni giocatori che per l’arrivo di altri. L’ambizione si è coniugata con la precisa volontà di rendere l’Inter a tempo record una società modello, organizzata e competitiva su tutti i fronti. Molti stanno iniziando solo ora ad accorgersene ma la società romantica, ingenua e talvolta feroce, il club a conduzione familiare che portava ad anni di promesse non mantenibili, ad altri di grandi trionfi, in cui i rapporti tra presidenti e giocatori erano quasi familiari e la gestione degli stessi era non sempre impeccabile, è sparita. Oggi Suning è stato probabilmente compreso e c’è molta più fiducia per l’intraprendenza.

Quando si parla di novità e di rivoluzione in troppi la associano solo ai risultati. In realtà, qualunque sia l’esito di questa stagione, è il progetto tecnico ed economico che deve rassicurare i tifosi. Oggi, molti dei nomi che hanno fallito all’Inter sono ragionati diversamente ed è facile immaginare che in un Inter strutturata avrebbero fatto meglio.

A prescindere dalle valutazioni al netto su ogni tecnico: da Benitez a Leonardo, da Gasperini a Ranieri da Stramaccioni a Mazzarri, da Mancini a De Boer, da Vecchi a Pioli, fino ad arrivare a Spalletti. Undici tecnici che si sono trovati in mezzo a cambi societari e strategie incerte, giocatori a parametro zero o all’inizio della loro carriera, altri arrivati senza troppi stimoli e qualcuno invece animato dalla voglia di emergere. Non so chi tra loro avrebbe reso di più, anche se le preferenze ci sono. Ho criticato Benitez per il petulante lamento, accompagnato dal curriculum professionale: “Io soy un alenatore profesionista da 25 anni…”, Gasperini per essersi intestardito verso un modulo, prescindendo dal tipo di rosa a disposizione, Leonardo per essersene andato a fine stagione con eccessiva disinvoltura, Mazzarri per aver intristito l’ambiente e il gioco in una stagione in cui persino la maglia era poco nerazzurra. Ho difeso Stramaccioni perché avrebbe dovuto essere protetto dalla società, aiutato in quel salto che ha pagato a caro prezzo in un’annata in cui da secondo in classifica si è trovato senza 11 (undici!) giocatori nel girone di ritorno, con conseguenze devastanti, ho apprezzato Mancini per la sua temerarietà e nonostante un ritorno non esaltante al posto di Mazzarri. L’anno dopo Zhang, ancora inesperto, avrebbe dovuto essergli vicino o almeno parlargli durante l’estate e invece si arrivò a De Boer con un colpo di mano.

L’Inter ha vissuto scossoni in eccesso che hanno minato ogni singola stagione, mentre i sismi interni non erano del tutto percepibili all’esterno. Da oggi ci si aspetta che non accada più in questa forma, tanto più che in questi giorni senza campionato e mercato non ci sono notizie sull’Inter che divertano le redazioni. Niente casi, nessun problema interno, niente gossip e due vittorie in due giornate.

E’ la nuova Inter bellezza e non ci puoi fare niente. 

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