OGGI CON DE CARLO

Cuore tifoso Inter: generatore automatico di entusiasmo

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Ieri davanti al Nike Store, alla presentazione della terza maglia della stagione, con la squadra quasi al completo e la presenza di Antonio Conte, imbarazzato di fronte all’immancabile: ”Chi non salta bianconero è”, c’erano centinaia di tifosi, una giungla di smartphone, appostati sopra le teste a riprendere i propri campioni. E’ un tipo di atmosfera difficile da spiegare nella sua esatta emanazione. I tifosi interisti sono in aumento allo stadio e fuori, la società sta facendo un lavoro senza precedenti nel rafforzamento del brand e allo stadio il numero di abbonati, unito a quello degli spettatori per la singola partita, è diventato un caso. Applausi all’ufficio marketing dell’Inter ma la spiegazione è anche altrove. Il generatore automatico di entusiasmo è perennemente acceso, all’esterno molti faticano a comprendere tutta questa euforia che porta gli interisti ad essere presenti ma soprattutto elettrizzati e in massa agli eventi del club.

Tutto dopo tanti anni disgraziati e due quarti posti ottenuti all’ultima giornata. Il fatto è proprio questo: la visione cinica e inaridita di troppa gente riconduce il tifo al risultato, la passione alla vittoria, l’amore al successo. L’Inter è invece una realtà composita e fortunatamente identitaria, perché radicata nel territorio, alla città di Milano che ha un’anima inclusiva e ha trovato lo slancio perpetuo dei tifosi di tutta Italia e sparsi nel mondo per la sua storia.

Quel ciclo di successi, abbinato ad anni drammatici in cui la squadra era costretta a fare il Campionato tra debiti e colpi di scena societari, tra errori e un Europa lontana, invece di allontanare, ha invece radunato una tifoseria che ha ereditato la dimensione del sogno, del riscatto. Il risultato è importante, importantissimo ma prima di tutto viene l’Inter e i riti che racchiudono la personale celebrazione della settimana che precede la partita. Agli interisti interessa la propria storia e sono animati dalla fiducia di raggiungere il sogno di essere i migliori al mondo anche per lo storytelling di una società che ha promesso molto e pur mantenendo meno, ha conservato il principio di una magnifica illusione. Quel tipo di miraggio stava iniziando a diventare molesto, per questo Suning ha svoltato nel momento giusto e ha creato le basi di un impero che scopriremo nei prossimi tre anni quanto sarà solido o d’argilla.

E’ un periodo storico in cui è anche più conveniente fuggire dalla realtà e il calcio, nella fattispecie l’Inter, ha tutti i presupposti per soddisfare la necessità di sentirsi parte di qualcosa e fantasticare nel più sano dei modi. Essere interisti e parte di qualcosa è la più importante eredità che i presidenti e gli uomini che ci hanno lavorato ha lasciato, e vale più di qualunque vittoria.

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