“Se la sente di allenare il Perugia?”. Quella domanda posta a folle velocità aveva l’effetto di un colpo sparato a bruciapelo. La mente di Serse Cosmi ripercorse il suo passato: l’infanzia sulle rive del Tevere, la Pontevecchio, il Perugia, gli striscioni appesi al Santa Giuliana, e poi la morte di Renato Curi, i gol di Paolo Rossi. Quel nastro non smetteva di girare, avanti e indietro. Fino a quando Serse non tornò alla realtà, negli uffici della Galex, seduto con i gomiti appoggiati sulla scrivania: “Sì, me la sento”. Per Serse Cosmi, perugino di Ponte San Giovanni, il Perugia era più di un sogno: “Qualcosa che probabilmente non esiste. E invece era tutto semplicemente vero”.
Rispose, come riportato nella sua biografia (L’Uomo del Fiume, Serse Cosmi, Enzo Bucchioni, Dalai Editore, 2004) : “Con un filo di voce a quel ragazzo seduto davanti a me che doveva essere qualcosa di più di un angelo, forse qualcosa più di Dio”. Ma che in realtà era Alessandro Gaucci, figlio del patron Luciano.
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