Ad Etzweiler regna il silenzio. Aleggia il ricordo di un villaggio che non c’è più: è stato inghiottito dalla lignite, sommerso da infiniti granelli di sabbia. È sparito nel 2006 dopo una lenta agonia. Case demolite, foreste diboscate e abitanti dirottati nella vicina Elsdorf. La miniera a cielo aperto spezza la monotonia della Valle del Reno: distese agrarie che svaniscono nei sobborghi che popolano la zona. Gente semplice, silenziosa, affamata. Pochi chilometri fuori da Colonia, città simbolo della Renania Settentrionale-Vestfalia, land del carbone e dell’acciaio.
Il ground zero di Etzweiler cattura l’occhio, trasuda il ricordo. Lo stesso che palesa la cittadina di Kerpen, a pochi chilometri dalla miniera. A nord dell’abitato, oltre l’autostrada, il kartodromo intitolato a Michael Schumacher. Luogo di culto, oltre che di memoria. È su quella pista che Schumi ha preso il volo: direzione Olimpo. La famiglia Schumacher abitava a pochi metri dalla pista. Quattro mura nella pancia di un viadotto. Bassifondi della Germania industrializzata. Papà Rolf, muratore col pallino dei kart. Mamma Elisabeth, cuoca nella mensa della pista. I figli Michael e Ralf, il primo più grande di sei anni, entrambi attratti dal canto dei motori che accompagnavano le giornate.
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