Lunga vita al Re

Roger Federer giocherà finché vuole

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Toc. Toc toc. Toctoctoctoc. Il suono sordo e ritmato aumenta progressivamente. I gesti misurati e precisi del palleggio contro un muro verde restituiscono senza troppo stupore l’eleganza immanente di Roger Federer, immacolato come sui prati di Church Road, anche in una banale challenge di Instagram durante la noia del primo lockdown.

Decisamente meno scontato era prevedere che quei frivoli palleggi disincantati, indossando una paglietta di sfida, sarebbero state le uniche istantanee di tennis del fuoriclasse elvetico nell’arco di oltre dodici mesi. Proprio gli Australian Open dell’anno passato erano stati l’ultimo torneo giocato da Federer e, con lo Slam di Melbourne alle porte, un momento di riflessione sul Re sembra opportuno.

Programmaticamente, le scelte di Roger erano state impeccabili, come al solito. A febbraio aveva deciso di risolvere alcune noie legate al suo tribolato ginocchio destro sottoponendosi a un’operazione in artroscopia: avrebbe così compromesso la primavera americana sul cemento e la sfiancante stagione della polvere di mattone ma si sa, nella sfida a poker con il tempo, bisogna accettare di sacrificare qualche mano per portare a casa il piatto. Quello di Federer, nemmeno troppo celato, è sempre stato il giardino più bello del mondo.

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