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La Coppa Italia è antidemocratica

Un torneo che ci rappresenta: da rifondare, ma sempre domani

17 Giu 2020 - 08:26

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e sulla nostalgia. Sulle belle storie ma sulla legge del più forte: il calcio raccoglie questi temi e li mette insieme spiegandoli in termini pratici. Da sempre. O più o meno da quando esiste la Coppa Italia. Parafrasando Gary Lineker, che ha consegnato alla storia una tra le più famose citazioni calcistiche, la Coppa Italia è quella competizione in cui «22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine una scudettata vince». Concetto ai limiti della tautologia.

La finale tra Juventus e Napoli segue i principi del paradosso storico che accompagna, quasi da sempre, la seconda competizione italiana per importanza: anche quest’anno ad alzare il trofeo sarà una delle teste di serie alla composizione del tabellone. La Coppa Italia è infatti strutturata per favorire chi subentra dopo, agli ottavi; è la formula stessa del torneo ad essere pensata con questo intento e, malgrado le continue richieste di riforma, resta sempre uguale a se stessa in una tipica e perversa storia italiana.

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