L'incredibile impresa del Partizan de Fuenlabrada

Una vicenda immortale (e surreale)

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I capolavori, siano essi letterari, musicali o, perché no, sportivi, sono resi tali dal fatto di saper generare nei propri “spettatori” emozioni viscerali e variegate, che si rinnovano al di là del trascorrere del tempo. Ventinove anni fa la Coppa dei Campioni di basket, l’attuale Eurolega, è stata teatro di una vicenda con tutte le caratteristiche per essere ricordata come l’impresa immortale della pallacanestro, nonostante oggi sia forse ignota ai più.

Tutto ha inizio con un giocatore jugoslavo che, nella calda estate del 1991, si sta preparando con il massimo impegno per rappresentare la propria nazione agli Europei di Roma dopo un paio d’anni di inattività. A complicare le cose c’è che lo stop dell’atleta non è dovuto ad un infortunio, o a un allenatore che non gli ha concesso spazio nelle rotazioni; questi ha passato invece un anno in carcere, scontando una pena per un incidente stradale che ha provocato la morte di una persona. Dopo traumi del genere, soltanto pensare di scendere in campo per giocarsi un Europeo è di per sé incredibile, e questa scena potrebbe benissimo già rappresentare un lieto fine. In realtà la vicenda è soltanto il prologo di una storia ancora più grande.

“Tutti pensarono che avevo appena commesso l’errore più grande della mia vita”.

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