Italianissima Roma

L'arte dell'adattamento e della difesa

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L’inferno ha un volto: quello dell’Ajax di ten Hag. O meglio, quello di una televisione che manda all’infinito le immagini del possesso palla dei temibili – per la nostra salute – ajacidi, passaggio dopo passaggio dopo passaggio dopo passaggio dopo passaggio dopo passaggio. Ma soprattutto oggi vorremmo sapere dove sono finiti quelli del “calcio europeo della Roma”, della “mentalità offensiva”, dell’ “unica squadra che va avanti in Europa perché ha un allenatore non italiano che propone calcio” (?). Il grande dato di ieri sera infatti è solo uno, ed inequivocabile: possesso palla Ajax 71%, Roma 29%Fonseca è diventato tutto d’un tratto, e convintamente, Italiano.

Per questo motivo oggi non possiamo che tesserne le lodi, per la capacità che ha dimostrato di studiare la partita superando l’ideologia, di accantonare dogmi e convinzioni tattiche per adattarsi invece all’avversario. D’altronde l’allenatore portoghese era ben conscio che, affrontando l’Ajax a viso aperto, la Roma le avrebbe prese e con ogni probabilità sarebbe tornata (anzi rimasta) a casa. Lasciare spazi agli olandesi sarebbe stato mortifero, attaccarli una scelta suicida come quella di Di Francesco a Liverpool – a proposito di ritorni di partite europee. Come ha detto lo stesso Veretout nel post-partita: «all’Ajax piace giocare tra le linee, noi dovevamo stare corti e non concederglielo».

 

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