Il Mardona politico

Populista, socialista e terzomondista, ma soprattutto Diego

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Populista e terzomondista. Invocato come un Dio terreno e esecrato come un Diavolo. Caro a capi di Stato e di governo, ma nemico dei potenti della Fifa. Eroe popolare e amico di camorristi. Leader su un campo di calcio e prigioniero di vizi e debolezze nella vita privata. Figlio affettuoso e marito infedele. Star televisiva e eterna preda per telecamere indiscrete. Evasore fiscale e uomo generoso: queste prime righe non sono certo sufficienti a descrivere l’indefinibile complessità di quel mostro sacro della storia del calcio che è (stato) Diego Armando Maradona e che oggi, 30 ottobre 2020, a pochi giorni dall’ottantesimo compleanno di Pelé, festeggia il suo genetliaco numero sessanta.

E per uno che ha vissuto una vita di eccessi come el pibe de oro, non era forse così scontato arrivare a questa cifra tonda non di certo trascurabile. Sulla sua figura si è scritto, fotografato, filmato, raccontato tanto, (forse) troppo. Il suo corpo lo abbiamo visto crescere, strutturarsi, tonificarsi, infortunarsi, riabilitarsi, gonfiarsi, appesantirsi, snellirsi, intossicarsi, purificarsi più e più volte. Da quando era bambino e palleggiava davanti a una telecamera sognando un futuro da campione del mondo, fino all’attuale andatura claudicante, passando per i bagni di folla negli stadi di tutto il mondo e i letti di ospedale da cui rischiava di non rialzarsi più.

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