Berlinguer, l'amore e il calcio

Il Compromesso storico, Agnelli, la Juventus e Togliatti

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Avevo cinque anni. Estate torrida, attenuata dagli ulivi. Quell’enorme quadro era lì, da sempre. Ma solo allora trovai il coraggio di chiedere a mio nonno chi fosse il protagonista della foto in primo piano. Nella casa di campagna in cui sono cresciuto rappresentava il complemento d’arredo determinante. Un’immagine evocativa come quella di Giacomo Matteotti nel panaro delle zie di Leonardo Sciascia.

Si trattava di Enrico Berlinguer, un politico per il quale mio nonno ha passato decine di notti in bianco partendo dal Salento con una 126 direzione Roma, il centro delle manifestazioni che contano. Più passavano gli anni, più ricercavo i segreti negli occhi dell’uomo alla sommità del soggiorno. Cosa avrà vissuto? Cosa avrà amato? Enrico Berlinguer amava il calcio. Quello di polvere, stracci e ginocchia sbucciate, vissuto negli anni della giovinezza in cui sognava di fare il regista della Torres Sassari.

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