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Valentino Rossi, gioie e dolori: le "spine" sulla carriera del Dottore

Molte vittorie, ma anche delusioni e cocenti sconfitte difficili da digerire nei ventisei anni di carriera di Valentino Rossi

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Tanti successi, soddisfazioni e record, ma anche delusioni, dolore e amaro in bocca. In ventisei anni c'è tutto e di più nella carriera di Valentino Rossi che ha dovuto fare i conti con la sfortuna e il destino, spesso crudele col "Dottore" come quel pomeriggio di Sepang che si è portato via l'amico Marco Simoncelli. Tante spine che hanno segnato l'esperienza motociclistica di Rossi, che il 14 novembre manderà in archivio la propria storia sulle due ruote.

MUGELLO 2010, IL RECORD SI INFRANGE
La prima vera e propria grande delusione della carriera di Valentino Rossi arriva il 4 giugno 2010 nel GP d'Italia al Mugello. Quel venerdì, partito come sempre col "Dottore" pronto a spingere per guadagnare la testa della classifica combinata, si conclude col più brutto dei finali. In FP2 la Yamaha lo sbalza dal posteriore e lo fa volare per aria, la caduta è violenta e l'infortunio è inevitabile. Portato fuori dalla pista con tanto di ossigeno, la diagnosi per Rossi è infausta: frattura scomposta ed esposta di tibia e perone della gamba destra. Dopo 230 gare all'attivo senza neanche un forfait il pilota di Tavullia è costretto a saltare quattro gare e salutare definitivamente la corsa al titolo, ma anche nel brutto infortunio c'è l'animo stoico del Dottore: i medici avevano ipotizzato un recupero lungo 4 o 5 mesi, ma solo un mese e mezzo dopo era già in pista a battagliare.

Getty Images
PASSO FALSO DUCATI: UNA SCELTA DA NON RIFARE
"Nella mia carriera non ho mai sbagliato una scelta, ma questa l'ho sbagliata". Così Valentino Rossi aveva commentato a Sport Rider la propria esperienza in Ducati, un "buco nero" nella sua esperienza sulle due ruote. Approdato nella scuderia di Borgo Panigale nel 2011, l'esperienza sulla Desmosedici è stata tutt'altro che positiva per il "Dottore". Un biennio avaro di soddisfazioni, nessuna vittoria e solo tre podi per il pilota pesarese che non si riuscì ad adattare allo stile irruento della moto. Nessun passo in avanti nei due anni, ma tanti indietro per la sua carriera che di lì in poi, eccezion fatta per le stagioni dal 2014 al 2016, è andata in declino.

SEPANG 2011, IL DOLORE PER SIC
In Ducati, al termine della prima stagione, arriva anche uno dei dolori più grandi della carriera del "Dottore". Quel pomeriggio di Sepang è passato tristemente alla storia, con l'incidente mortale di Marco Simoncelli nel quale proprio la Desmo di Valentino Rossi fu coinvolta. Le immagini sono difficili da dimenticare anche a 10 anni di distanza: rientrato ai box sconvolto, le uniche parole che riuscì a dire furono "oddio, oddio". I giorni successivi alla morte del Sic furono tremendi per il paddock e per Rossi in prima persona, con i tifosi che addirittura cominciarono a temere un ritiro anticipato del Dottore dal motociclismo.

SEPANG, ANCORA TU? NEL 2015 LO SGAMBETTO "MARQUEZ-LORENZO"
Quattro anni dopo, e sempre in sella nonostante il dolore per la morte dell'amico Sic, Rossi provò a mettere le mani sul 10° titolo in carriera. Ma qualcosa non andò come doveva, anche a causa di una coppia spagnola che si era alleata contro di lui. Parliamo di Marc Marquez e Jorge Lorenzo, che nel penultimo GP della stagione mandarono alle ortiche la possibilità di acciuffare la doppia cifra mondiale al pilota pesarese. La gara di Sepang del 2015 è ancora oggi discussa, con Rossi che arrivò in Malesia con 11 punti di vantaggio su Lorenzo e col titolo quasi in tasca. Ma in gara successe di tutto.

Il protagonista del fattaccio fu "El Cabroncito" Marquez, che dopo essersi fatto superare agilmente da Lorenzo cominciò la personale battaglia con Rossi. Mentre il maiorchino scappava via in seconda posizione, alle sue spalle il duello tra Marquez e il Dottore si accendeva sempre di più e il finale fu sorprendente. A salutare la pista fu proprio Marquez, con una caduta che ebbe importanti risvolti sul finale di stagione di Rossi: avvicinatosi troppo alla sua Yamaha, Valentino cadde nel tranello cercando di allontanare Marquez allargando la gamba e facendolo cadere. A fine gara fu terzo posto per Rossi, ma la batosta arrivò per l'ultima gara della stagione dove fu costretto a partire dall'ultimo posto in griglia come punizione per quell'incidente. I 7 punti di vantaggio non servirono più a nulla e nonostante il quarto posto finale il titolo fu conquistato da Lorenzo che chiuse primo a Valencia e festeggiò il Mondiale con 5 punti in più di Rossi.

YAMAHA, DELUSIONI TRA FACTORY E PETRONAS
Dal 2016 in poi, anno che diede a Rossi il titolo di vice campione del mondo per l'ultima volta, inizia il vero e proprio tramonto della carriera del "Dottore". Sempre fedele a Yamaha, gli anni conclusivi dell'esperienza di Rossi nel Motomondiale sono stati tutt'altro che esaltanti, con nessun successo conquistato. A bruciare ancor di più è stato l'atteggiamento della casa di Iwata, che a dire di Rossi non seguiva minimamente le sue indicazioni per migliorare la moto e i setting per scendere in pista in modo competitivo. Il 2020 è stato l'ultimo anno in team factory, poi la "retrocessione" senza risultati al satellite Petronas e l'addio al motociclismo. Il 2021 è l'anno più deludente di tutti: zero podi, la prima volta in carriera (per 25 anni consecutivi sempre a podio, mai nessuno come lui).

500 E MOTOGP, SFUMA IL 200° PODIO
Le ultime stagioni di Valentino Rossi nel Motomondiale sono state accomunate da un obiettivo purtroppo sfumato. In 372 gare tra 500 e MotoGP sono infatti stati 199 i podi conquistati dal "Dottore", col 200° sfumato più volte nel 2020. Prima Brno, poi Spielberg e Misano lasciano l'amaro in bocca a Rossi, che avrebbe potuto festeggiare l'ennesimo record in carriera.
 

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