30 SENZA LODE

Rubens Pasino, il Riverino idolo dello stadio Braglia

La carriera in chiaroscuro del trequartista nato ad Alessandria, città di Rivera

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Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Se nasci ad Alessandria negli anni Settanta, giochi a calcio e hai talento l’etichetta di “nuovo Rivera” non te la toglie nessuno. Soprattutto poi se la tua prima squadra è il Don Bosco, espressione oratoriale salesiana dove Gianni Rivera tirò i suoi primi calci prima di approdare ai grigi. Rubens Pasino, nato ad Alessandria il 23 luglio 1971 (per inciso sotto il segno del Leone, come Rivera…), aveva poi caratteristiche fisiche e tecniche per certi versi simili a quelle del primo Pallone d’oro italiano. Un metro e 70 per 66 chili (Brera magari l’avrebbe potuto ribattezzare Abatino-2), ruolo trequartista con licenza di segnare. Lui in realtà – oltre a non essere diventato neppure un decimo di ciò che ha rappresentato Rivera nel calcio – dal Don Bosco non è approdato all’Unione Sportiva Alessandria. O meglio, nei grigi ha giocato ma soltanto a livello giovanile: Esordienti e Giovanissimi. Prima di approdare non al Milan ma alla Juventus. Hai detto niente…

Nel 1986 un osservatore bianconero (Luigi Bosco, quasi un segno del destino per lui, cresciuto nel Don Bosco…) lo segnala e così a soli 15 anni il giovane Rubens sbarca a Torino. La consueta trafila nelle giovanili bianconere con diversi affacci in prima squadra. Nell’era Marchesi le sue performance negli Allievi gli valgono qualche convocazione con i grandi per le partitelle del giovedì. Nell’agosto ’89 – già in pieno ciclo Zoff - fa il suo debutto nel tradizionale vernissage di Villar Perosa, l’amichevole Juve A-Juve B e pazienza se quel piovoso pomeriggio d’estate mancavano i due spettatori più attesi, il presidente Boniperti e l’Avvocato Agnelli. Per farlo maturare la Juve lo manda in prestito a Novara in C2 ma non scatta il feeling con il tecnico Enrico Nicolini e a novembre del ’90 Rubens torna alla casa base. Rimane alla Juventus anche nella stagione 1991-92 con Trapattoni che lo utilizza spesso nelle amichevoli ma mai in gare ufficiali. E così nell’estate ’92 si produce il definitivo distacco dalla casa madre juventina. Due anni in C2 da protagonista, uno a Lecco (con Beppe Savoldi in panchina: quinto posto e 7 reti all’attivo) e uno nel Pergocrema (salvezza tranquilla e 9 gol).

L’estate del ’94 sembra quello del grande salto: squadra (Ascoli) dal nome prestigioso e la ribalta cadetta, un paio di senatori dal glorioso passato (Galia e Incocciati) e un bomber destinato a grandi platee (Bierhoff). L’esordio in B è scoppiettante: entra al 71esimo al posto di Zaini e dopo pochi minuti firma il raddoppio. Ascoli batte Lucchese 2-0, reti di Bierhoff e Pasino. Il tecnico Colautti lo promuove titolare con la maglia numero 11 la partita dopo (Atalanta-Ascoli 1-0) e lo conferma nelle gare successive. La sconfitta casalinga dell’ottava giornata contro il Piacenza di Cagni (0-2 con le firme prestigiose di un emergente Pippo Inzaghi e del veterano De Vitis) costa il posto a Colautti. Orazi, il sostituto, non crede fino in fondo in Pasino e così Rubens nel mercato autunnale cambia aria e scende di categoria.

La Calabria, nella sua declinazione Reggina, sarà una delle tappe più felici della carriera. Si aggrega alla squadra di Giuliano Zoratti nel novembre ‘94, con la Reggina già nelle zone alte della classifica. A fine campionato sarà promozione, con i 20 gol di bomber Aglietti e gli assist (più tre reti) del fantasista alessandrino. Che sullo Stretto rimarrà altre tre stagioni e mezza (per un totale di 11 reti) contribuendo con tre presenze alla storica promozione in A dell’estate ’99. Titolare nella seconda giornata contro il Monza (0-0), subentrato alla sesta nella sconfitta di Verona e alla settima nel pareggio contro la Cremonese. Peccato che il feeling mai scoccato con l’allenatore Elio Gustinetti lo costringa nel dicembre ’98 a risalire lo Ionio per accasarsi presso i “cugini” del Crotone. Mezza stagione di assestamento (15 presenze, zero reti), poi nel 1999-00 l’exploit: unica sua stagione in doppia cifra con 10 gol e prima storica promozione in B dei “pitagorici”. Il tutto sotto la “regia” di un allenatore che Rubens conosce bene: Antonello Cuccureddu, suo vecchio maestro ai tempi delle giovanili juventine. La parentesi a Crotone finisce proprio sull’onda dei festeggiamenti per la conquista della serie cadetta.

Nell’estate 2000 Rubens torna in C1 e trasloca dalla Calabria a Modena insieme con due compagni di squadra, il centrocampista Vito Grieco e l’attaccante Andrea Fabbrini. Allenatore del Modena è Gianni De Biasi, le ambizioni gialloblù puntano dritte alla Serie B. E puntuale come una sentenza a fine stagione arriva il salto tra i cadetti con Pasino che va a segno 8 volte (come bomber Fabbrini) diventando il secondo miglior marcatore della squadra alle spalle di Grieco (9). Per il 2001-02 l’obiettivo societario è il classico “campionato di assestamento”. Invece succede che il Modena neopromosso in B parte a razzo: è proprio di Pasino il primo gol stagionale nel 2-0 casalingo al Bari, poi arriva la doppietta dell’ex all’Ezio Scida di Crotone per il 2-1 gialloblù. Un avvio impetuoso con 7 vittorie e 3 pareggi nelle prime dieci giornate, prima sconfitta all’11esima (in casa contro l’Empoli, gol di Di Natale). La squadra di De Biasi si ritrova così a lottare per una insperata e non programmata promozione. La cavalcata ha la sua apoteosi a Marassi: lo 0-0 contro il Genoa del 12 maggio 2002 regala alla città della Ghirlandina con tre giornate di anticipo una Serie A che mancava dal lontano 1964.

A 31 anni Rubens corona così il sogno di giocare nel calcio dei grandi. La maglia è quella dei campionissimi, la numero 10. L’esordio è un mezzo choc: nel rinnovato stadio Braglia Modena-Milan sabato 14 settembre 2002 finisce 0-3 (ma quello sarà il Milan che conquisterà di lì a qualche mese la sesta Coppa dei Campioni nella finale tutta italiana dell’Old Trafford…). Otto giorni dopo però all’Olimpico contro la super Roma di Totti, Batistuta e Montella ecco la prima vittoria nella massima serie: 2-1, con Pasino che entra a venti minuti dalla fine sull’1-1 al posto di Mayer. Un paio di mesi dopo arriva anche il primo (e rimarrà l’unico) gol di Pasino in A: colpisce ancora la legge dell’ex nell’1-0 del Modena al Granillo contro la Reggina, a dieci minuti dalla fine Rubens – servito in area da Taldo – batte con un destro in diagonale Castellazzi. “A tutte le squadre avrei potuto segnare e abbandonarmi a festeggiamenti smodati. A tutte eccetto la Reggina, per di più a Reggio: una squadra e una città che mi hanno adottato e che sono sempre nel mio cuore”, il ricordo di Rubens a più di vent’anni dal “misfatto”.

Gloria effimera perché di lì a poco Pasino (impiegato a singhiozzo: 8 presenze in 16 giornate con solo due partite intere) saluta la compagnia e torna in B per una piazza più prestigiosa ma in gravi difficoltà finanziarie: Napoli. In azzurro lo vuole il Professore per antonomasia del calcio italiano, il compianto Franco Scoglio.
Un anno e mezzo sotto il Vesuvio tra mille problemi e poche soddisfazioni scandito da 41 partite e un solo gol: a Cagliari nel torneo 2003-04, 1-1 con pareggio sardo di Loria. Scoglio, Colomba, Agostinelli, Simoni: quattro allenatori per un’avventura sotto il Vesuvio che si chiude nel maggio 2004 con la messa in mora della società, anticamera del fallimento dell’estate successiva che porta il nuovo Napoli targato De Laurentiis a ripartire dalla C1.

Nel frattempo Pasino torna a Modena, ritrova la maglia gialloblù numero 10 ma negli schemi del nuovo allenatore Stefano Pioli (al suo secondo anno in panchina dopo la salvezza con la Salernitana) la figura del fantasista è un optional. Mago Rubens, come lo chiamano i tifosi, ha esaurito le sue invenzioni: chiude il suo ultimo torneo ad alti livelli (la B 2004-05) con 11 partite di cui però solo una intera e il Modena, settimo, si arrende a un solo punto dalla zona playoff.
Ritrova quella C1 (lasciata nel 2001) nella stagione 2005-06: poca gloria nella prima parte al Pisa (9 presenze e 2 gol), meno ancora nella seconda al Monza (10 partite) con playoff vissuti da comprimario. Torna quindi in Emilia e scende di categoria. Nel 2006-07 è in C2 con il Boca San Lazzaro, squadra alle porte di Bologna: 10 partite e 2 reti, le ultime in ambito professionistico. Poi le ultime stagioni sono all’insegna del diletto e del dilettantismo: dal 2007 al 2009 in D nella Virtus Castelfranco (in provincia di Modena) prima di chiudere sempre in D nelle file del Castellarano (provincia di Reggio Emilia) 2009-10 alle porte dei 40 anni.

Per due anni insegna calcio allenando i Giovanissimi del Sassuolo. Poi decide di staccare con quel mondo che lo ha visto protagonista più di vent’anni. Per una carriera comunque importante che forse – se fosse nato una decina di anni prima, quando la fantasia non era ancora diventata un optional – avrebbe potuto essere ancora migliore.

Rubens Pasino classe 1971
Serie A: 8 presenze, 1 gol
Serie B: 192 presenze, 17 gol