Storie di disperazione e di stelle che si sono bruciate in fretta
La povertà non ha alcuna misericordia, trasforma gli uomini in mendicanti, in invisibili, in pazzi, smonta le vite fino a ridurle in disperate particole; la povertà è un requiem, dopo aver cancellato storia e nome. Joachim Fernandez, Pietro Puzone, Maurizio Schillaci, ex calciatori, potrebbero trovarsi in qualche documentario del regista moldavo Artur Aristakisjan, quello di “Ladoni”, dove racconta di accattoni, malati mentali e senza casa buttati fuori dai lager psichiatrici, nella Russia dopo la caduta del comunismo – barboni, poveri, infermi, spettri nelle strade russe, certi che la morte gli abbia già fatto indossare i vestiti adatti alla loro fine.
Quello che portava Joachim Fernandez era un impermeabile blu che cercava di tenere pulito ogni giorno, lui passava il suo tempo nella piazzetta di Domont, periferia di Parigi, con gli amici Rachid, Bruno e Farid, parlava di calcio, di fame e del figlio che non vedeva più da quando si era separato dalla moglie, aveva perso tutti i soldi che, quando giocava da professionista, mandava ai suoi familiari in Senegal, a Ziguinchor, dove era nato nel 1972.