L'azzurro sbiadito di Amauri

Dieci anni fa, dopo un lungo tira e molla burocratico, l'esordio dell'attaccante della Juve con la Nazionale. Atteso come un salvatore della patria, giocherà solo 59 minuti in un'amichevole contro la Costa d'Avorio

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Johannesburg, 24 giugno 2010: minuto 94 di Slovacchia-Italia, siamo sotto 3-2 ed eliminati dal Mondiale in Sud Africa. Simone Pepe sbaglia un gol incredibile, un tiro al volo da distanza ravvicinata, l’ultima occasione per raddrizzare la partita e qualificarci agli ottavi di finale. Si chiude in maniera traumatica la seconda esperienza di Marcello Lippi sulla panchina della Nazionale: il commissario tecnico si assume ogni responsabilità del fallimento mentre la Gazzetta dello Sport titola con un eloquente “Tutto nero”, il lato B del “Tutto vero” di quattro anni prima, quando invece eravamo diventati campioni del mondo.

È anche la fine di un ciclo, un crollo così necessità di una rifondazione totale. Pochi giorni dopo infatti arriva Cesare Prandelli e, come si legge da altri titoli, riparte dall’ABC, dalle iniziali dei tre attaccanti scartati da Lippi per il Mondiale e diventati subito pietra angolare: A come Amauri, B come Balotelli, C come Cassano. E se gli ultimi due con l’ex commissario tecnico non si sono mai presi soprattutto come carattere, il problema per Amauri erano stati gli intoppi burocratici, con il benedetto passaporto italiano arrivato troppo tardi per entrare nel gruppo azzurro e, quindi, per le convocazioni per il Sudafrica, a maggio inoltrato. Adesso, però, con Prandelli e il nuovo corso il centravanti all’epoca della Juve sembra poter diventare fondamentale per la Nazionale.

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