QUATTROTRETRE

L’Atletico e quell’insperato doblete

I colchoneros hanno vinto la Liga, ma in questi giorni si celebra anche il quarto di secolo dalla miglior stagione di sempre dell’Atleti: Liga e Coppa del Re, dopo un periodo di mediocrità e in un campionato “speciale”, con 22 squadre partecipanti.

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C’è un motivo in più per l’Atletico Madrid per provare a conquistare la Liga quest’anno, nonostante il Real Madrid e il Barcellona si siano avvicinati nelle ultime settimane: sarebbe il modo migliore di festeggiare il momento forse più esaltante nella storia del club colchonero, quello del doblete del 1996, mai realizzato né prima né dopo. Un’annata impossibile da migliorare e che ci fa tornare con i riflettori a quel campionato così speciale non solo per l’Atletico, ma per tutto il calcio spagnolo. Ventidue Che potesse essere una stagione “diversa”, quella della Liga 1995-96, lo si poteva intuire da un grosso cambio di regolamento: le squadre iscritte, infatti, da 20 erano passate a 22. Il motivo? Non un “caso Martinelli” come è successo in Italia, bensì una vicenda di denaro. È l’estate del 1995 quando la Liga impone a tutte le squadre professionistiche di sborsare una cifra pari al 5% del preventivo per l’anno successivo a mo’ di garanzia, per poter partecipare ai campionati.

Scadenza 31 luglio 1995 alle ore 14 e stando al decreto redatto in marzo non esiste spazio per ricorsi o proteste: chi c’è c’è, gli altri retrocessi in Segunda B, la prima lega non professionistica dove iscriversi. È una sorta di assicurazione che viene chiesta ai club in un periodo dove la pratica dei pagamenti in nero è diffusissima e quindi le autorità calcistiche tentano di rendere i conti più trasparenti. Tutti i club rispettano i compiti, tranne due, e nemmeno di poco conto: Siviglia e Celta Vigo. Gli andalusi mandano via fax il documento senza nessuna firma, mentre i gallegos per errore quello dell’anno precedente: così la Liga li spedisce entrambi in terza serie. Peraltro il Siviglia, pur finendo in Segunda B, non si vedrebbe tolta la qualificazione alla Coppa Uefa, centrata grazie al quinto posto di poche settimane prima. I tifosi delle due squadre naturalmente protestano, inscenando manifestazioni di piazza, mentre intanto nel massimo campionato vengono ripescate le due retrocesse del campionato precedente: Albacete e Valladolid.

Seguono quindici giorni a colpi di carte bollate al termine dei quali, e vi risparmiamo i dettagli, Siviglia e Celta vengono riammessi, col risultato di allargare la Liga a 22 squadre e le giornate da disputare da 38 a 42. Le favorite per la vittoria finale comunque non cambiano: il Real Madrid, campione in carica, il Barcellona e, perchè no?, il Deportivo giunto secondo grazie ai gol del brasiliano Bebeto, uno dei tanti portati a La Coruña dal presidente Lendoiro spacciando quella città in faccia all’Oceano Atlantico come una specie di Rio de Janeiro, ancora più ricca di cibo e prelibatezze locali. Non sembra esserci molto spazio per degli outsider: l’ultima squadra ad aver vinto la Liga fuori dall’eterno duo di rivali Real-Barça era stata l’Athletic Bilbao nel 1984, undici anni prima.

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