Uno dei migliori dopo aver sfidato i pregiudizi per la sua provenienza geografica
L’impeto di un attimo può condizionare una vita. A corollario di questa teoria viene da sé che gli attimi che si vivono poco prima dell’intervallo di una partita di calcio possono essere spesso decisivi, soprattutto se c’è di mezzo un calcio di rigore e si tratta di un’eliminatoria di Champions League. Keylor Navas sapeva che da lui dipendeva tanto della qualificazione del Paris Saint Germain ai quarti di finale quando ha visto Lionel Messi, mica uno qualunque, presentarsi a undici metri da lui per fucilarlo come fosse un’esecuzione ultima.
L’intuizione, palesatasi nella capacità di indovinare la traiettoria del tiro, e l’istinto, manifestatosi nella deviazione improvvisa di ginocchio, sono stati accompagnati da quel pizzico di fortuna necessario in questi palcoscenici, rappresentato dal tocco impazzito sulla traversa che non solo ha evitato il gol ma anche drammatiche ribattute. In quel lampo di appena un secondo si è probabilmente deciso l’esito della qualificazione: un gol del Barcellona avrebbe portato il risultato sull’1-2, con ancora 45 minuti da giocare in un Parco dei Principi vuoto di spettatori ma pieno di paura.