Dal campo allo spazio
Nel febbraio del 1998 l’Inghilterra affrontò il Cile in amichevole a Wembley (0-2, doppietta di Salas). “Hoddle mi chiamò come riserva di Martyn. Fu una grande emozione. In quel momento mi sembrò di coronare il sogno di una vita”. Fu però, appunto, solo un sogno, perché Shaka Hislop, allora 29enne, in campo non entrò mai. All’epoca un po’ ci sarà rimasto male, ma lo stato d’animo peggiorò qualche mese dopo, quando lo stesso Hoddle decise che per i mondiali di Francia, sarebbero stati Martyn e Flowers ad accompagnare l’intoccabile Seaman.
La parabola del sedotto e abbandonato in questo caso ha un virtuoso rovescio della medaglia: la condizione da illibato nella nazionale di Albione gli valse una Coppa del Mondo. “Mai avrei immaginato otto anni dopo di giocare un mondiale per Trinidad e Tobabo, ma soprattutto di prendere parte, con il numero uno sulla schiena, alla sfida contro la mia Inghilterra”. Gli effetti della globalizzazione catapultarono Hislop in una nuova realtà. Trinidad e Tobago, dopo aver sfiorato un posto nell’iride ai tempi di Italia 90 (perse lo spareggio con gli Usa), riuscì nell’impresa di strappare un viaggio premio per la Germania sedici anni dopo.