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È davvero un rischio comprare dall’Atalanta?

Lasciare Bergamo è un passo che ha messo in crisi molti protagonisti in nerazzurro

16 Lug 2020 - 16:18

La Dea è diventata un’officina che prende in carico auto utilitarie e le trasforma in bolidi lucidi e fiammanti. Immagine virtuosa ma anche ambigua, perché se da una parte l’Atalanta ha il merito di mostrare ciò che di meglio i suoi giocatori possono offrire, dall’altra è autrice di un loro ritratto che può risultare “infedele”. Dalla ripresa del campionato, il ruolo di centrale nella difesa a tre di questa Atalanta furiosa e spettacolare è stato soprattutto di Mattia Caldara, titolare in sette delle ultime nove gare.

Caldara è tornato a Bergamo dopo un biennio sventurato trascorso al Milan, in cui un difficile adattamento prima e un grave infortunio al ginocchio poi hanno frenato lo slancio di una carriera in piena fioritura. Sembrava che la sua parabola si fosse interrotta precocemente. Il suo nome, come molti altri nomi di grandi prospetti scivolati in un limbo per cause diverse, era finito nel dimenticatoio. Così a gennaio ha fatto ritorno all’Atalanta, dove il suo ricordo è sempre rimasto vivo.

Nemmeno il tempo di rimettere piede in casa e sistemare le cose nel suo vecchio armadietto, che Caldara è tornato in campo (una settimana dopo il trasferimento), riassaporando una sensazione che non provava da quasi un anno (24 aprile 2019, Milan-Lazio 0-1). Alla corte di Gasperini, Caldara ha ritrovato presto confidenza con in suoi mezzi e fiducia in se stesso, oltre che una buona condizione fisica. Dall’incubo di uno smarrimento apparso a un certo punto quasi definitivo, eccolo di nuovo protagonista di un sogno che l’ambiente Atalanta coltiva con la serenità di chi sa di non avere limiti.

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