OGGI CON MOMBLANO

Se la Juve soffre, immaginate gli altri

E' stata una normale gara di mezzo inverno, in casa, con un grande protagonista, con predominio a tutto campo

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Secondo la giuria popolare Juventus-Parma è finita 2-1, ma poteva finire 2-2 (e visto che parte della giuria tifa per le concorrenti ed è pure scaramantica, confidava sulla simmetria tra l’1-1 ottenuto a Lecce dall’Inter come dalla Juve e visto che a San Siro i ducali avevano strappato il pareggio con due reti per parte...). O poteva terminare anche 3-1 allo Stadium nel match del primo significativo +4 in classifica sul vecchio amico Antonio Conte, o perfino 1-1 se Cristiano Ronaldo non avesse deciso che venire anticipato da Cornelius nello stacco aereo non fosse da ritenersi uno smacco alla carriera. Che poi da corner, se si marca a zona integrale, possa arrivare un avversario in corsa staccando in terzo tempo devi metterlo nel conto e portare a casa. Sono situazioni, preoccupano meno delle dinamiche. Ma il conto di CR7 contiene anni di repertorio, quintali di orgoglio e un impressionante preparazione fisica e mentale sciorinata nei momenti difficili come nei momenti topici delle partite e delle stagioni. Questo qualcuno non l’aveva - perdonate il gioco di parole - messo in conto quando tra novembre e dicembre si rideva del concetto di età biologica.

Insomma, Juve-Parma finisce come doveva finire per le motivazioni intrinseche fornite dal pomeriggio di Serie A e se la Juventus ha davvero sofferto, immaginate come e quanto possano soffrire gli altri. Badate bene, non si tratta di una provocazione. Non sarà stata la lunga ed entusiasmante discesa di Juventus-Cagliari, e neanche il micidiale sprint di Roma-Juventus, ma è stata una normale gara di mezzo inverno, in casa, con un grande protagonista, con predominio a tutto campo (anche senza dover far leva sulla contemporanea giornata di verve di tutti i campioni in campo) e appunto poi quel finale che fa dibattere la giuria popolare.

Anche tra i tifosi bianconeri andrebbe fatta un’onesta opera di rewind: diverso e diversi sono stati i copioni di altre partite vinte di misura in casa dalla Vecchia Signora di papà Sarri. Ogni azione poteva essere un gol su azione, così è stato per un certo periodo; ogni finale di partita sembrava una folle concessione alla casualità di questo sport, così è stato fino all’anno nuovo. Contro il Parma la sofferenza di cui sopra è quella di chi (lecitamente) tifava contro o dello juventino antiallegriano di ferro, che cerca sistematicamente cose con cui poter battere le mani sul petto con fierezza. Questo misuratore conterà forse in Europa, perché in Champions questa Juve dà la sensazione di dover comunque giocare a chi ne farà di più.

Ma in Italia è diverso. In Italia il divertimento si trasforma in sofferenza, in virgole e sfumature, perché i numeri di questi otto anni e mezzo sono devastanti se li si guarda con lucidità e distacco. Tre allenatori, tre generazioni e una sola società in testa. Quella che “noi siamo sempre da soli” (cit.). Figli unici è brutto, dicono. Ma pensate quanta invidia quando si è in troppi, tra fratelli e sorelle e cugini tra cui a conti e litigi fatti non primeggia mai nessuno...

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