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Cuore tifoso Juve: Higuain e Koulibaly, l'umile legge del dare e avere

Il Pipita come una volta, il difensore del Napoli diventa l'eroe dei due mondi. E i tifosi intravedono il gioco di Sarri

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A lungo andare resteranno solo i tre punti e la grandiosa legge del dare e avere del calcio. Chi di situazione da palla ferma ferisce, di situazione da palla ferma perisce; chi di gol sotto la Sud ferisce, di autogol sotto la Nord perisce e chissà quante ancora ne sì potrebbero trovare. Un 4-3 così è diverso, non somiglia neanche lontanamente a quello del 1993 al Delle Alpi con gol partita sulla sirena di Andy Möller, quando le big italiane erano altre, Zola ci segnava e Sarri ci tifava contro. Chissà poi quando questa legge varrà anche per l’ultimo atto della Champions League, ma questo è un discorso, un’altra storia che rinviamo a tempi nei quali conosceremo meglio la tendenza di questa Juve di Sarri che ancora di Sarri non può essere.
uesto ciclo unico nella storia è sempre meglio esserci. Da umili per certi versi è ancora più bello...

Nel giorno dopo, questa Juve consegna più eccitazione nell’immaginarla con tutto il suo potenziale e tutti gli accorgimenti che questa squadra proverà a esprimere aggredendo la scacchiera con mosse anche anticonvenzionali rispetto a ciò che con questo allenatore che unisce genio anarchia, tradizione e metodo, sembrava scritto nelle regole di un gioco che invece cambia sempre. Perché, non neghiamocelo, Sarri fa la cosa più semplice nell’anno per lui più difficile: cerca il meglio per l’obiettivo e il meglio è sempre il futuro e mai il passato: le scelte e i feedback di almeno tre giocatori chiave della prima splendida ora contro il Napoli (Khedira, Matuidi e Douglas Costa) sono naturale conseguenza di un tecnico e di uno staff dei quali c’è ancora molto da scoprire e dei quali troppo si è detto elargendo certezze. 4-4-2, fair-play, soffocamento dell’avversario: Juve-Napoli è stato il dare e avere dei pupilli.

Tutto il resto Maurizio Sarri lo avrà appuntato nel romanzo compilato biro e taccuino all’interno del Box Legends dello Stadium dal quale ha seguito il match contro l’eroe dei due mondi (partenopeo prima e bianconero un anno e mezzo dopo) Koulibaly. E poi quella mezz’ora dell’Higuain dei bellissimi tempi, a cavallo tra le due esperienze di Napoli e Torino, dal sedicesimo al quarantaseiesimo. Il gol, le sponde, gli assist, i dialoghi, i rientri. Tutto per la Juve, il suo mister e la sua gente. Il dare e avere di Higuain ha vissuto un concentrato formidabile, titolare o Altafini della situazione poco importa quando siamo ancora nel calcio di agosto. I tifosi intravedono “il gioco”. Se ne vantano e di questo si spaventano. Giusto così, emozionante, perché la Juve storicamente non ama tutto ciò che è vocazione a suicidio. Questa è la legge sabauda. I tifosi intravedono “il diverso”. Ne avevano bisogno e sotto questo aspetto Nedved fa da capofila. I tifosi ora aspettano solo, che non sarebbe poco, di vedere una sola Juve dentro una sola partita. Dovrebbe essere il passo successivo, magari attraverso la presenza a bordocampo del mister e la capacità di chi subentra di non scompensare l’attività in campo (Danilo la felice eccezione nelle prime due di campionato). Insomma, siamo ai dettagli forse. Illudiamoci che sia così, crediamoci, facciamoci come Bonucci e Higuain, andati e tornati perché dentro questo ciclo unico nella storia è sempre meglio esserci.

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