Icardi va via, anzi resta

L'impossibilità di gestire una vicenda rinunciando a strategie ed emotività

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Per qualche strano motivo le vicende dell'Inter, più di ogni altra squadra, non riescono ad essere raccontate nell'esatta misura, con la giusta proporzione dell'effettiva portata. Fino a quando si tratta di reagire agli sfottò degli avversario o alle invettive di qualche opinionista è lecito percepire una realtà ostile, ma anche al suo interno, questo enorme esercito di tifosi è diviso, lacerato dal nome di un allenatore o dalla presenza di un giocatore. In questi anni l'Inter si è sottoposta ad ogni genere di auto tortura, infliggendosi sconfitte contro avversari improbabili, piazzamenti fuori dal corso della propria storia e avendo in rosa troppi giocatori incongrui col prestigio nerazzurro. Forse anche per questo, quando si è intravista una certezza, una parvenza di bandiera o di allenatore organico, l'ambiente, pur tribolando, ha scelto di preservarlo. La stagione in corso sta mostrando un tumulto intestino tra la parte più estrema della tifoseria e l'ala moderata (la maggioranza) riferita al caso di Spalletti e Icardi. La questione tra i due no è del tutto nuova nella storia dell'Inter ma nasce anche da una narrazione piena di buchi, di visione incompleta dei fatti che, ancora oggi, stordiscono per come vengono “gioiosamente” portati a conoscenza del pubblico. Da una parte, ad esempio, Wanda Nara si dice improvvisamente sicura della permanenza di suo marito in nerazzurro, dall'altra tutti danno per scontato il suo addio.

Contemporaneamente la società fino a tre mesi prima valutava il giocatore non meno di 110 milioni ( cifra della clausola) ora sembra normale, secondo le indicazioni della stampa, poter mettere il giocatore sul mercato, rivolgendo ad eventuali compratori (Paris SG, Atletico M, Juventus) una cifra che si aggira intorno ai 70 milioni. Fino a ieri 10milioni più o in meno facevano tutta la differenza e ora 40 milioni in meno per la cessione dell'ex capitano sembrano la normalità. Il calcio è uno sport che vive di emotività e oggi viene ritenuta possibile la sola strada dell'addio di uno dei due, dunque c'è da chiedersi se la vicenda tra l'argentino e il tecnico sia davvero irrecuperabile, perché il bene dell'Inter fino ad ora, è sempre venuto dopo e sarebbe interessante sapere, ancora oggi cosa abbia portato in pochissimi giorni Spalletti a chiedere alla società di provvedere al rinnovo del giocatore e poco dopo alla rimozione della fascia. Qualunque sia l'esito è determinante che la vicenda si chiuda, per non protrarla anche la prossima stagione e che la società conosca perfettamente la mappa dei rapporti tra i giocatori all'interno dello spogliatoio, con annesse le reali motivazioni, giusto per evitarci altri Nainggolan e Perisic, non meno colpevoli di una stagione che avrebbe potuto essere decisamente più importante.