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Cuore Tifoso Inter: Il nuovo corso

Il passato un po' naif ha lasciato il posto alla programmazione. E chi sgarra, paga

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Sono passati solo un paio d’anni, ma sembrano decenni. L’Inter, da che mondo è mondo, ha sempre vestito le sembianze della squadra tosta ma volubile. Forte ma pazzerellona. Decisa ma svagata. Sì, insomma, quel genere di formazione naif dalla quale puoi aspettarti di tutto; e quel di tutto comprende un universo di possibilità non preventivabili. L’Inter è (o era? Lo sapremo presto) capace di passare dall’eccitazione più sfrenata alla vera e propria disperazione calcistica, il tutto anche durante la stessa partita; magari dominata, poi persa o pareggiata per l’attimo di indecisione o la distrazione collettiva che manda in gol l’avversaria di turno. Esempi ne abbiamo a iosa, è la storia del calcio a raccontarcelo. Ma è anche vero che le cose, di tanto in tanto, cambiano.

La Società Inter è sempre stata condotta da una sorta di pater familiae, almeno da quando ho ricordi in bianco e nero. Tralascio Angelo Moratti, ero un poppante quando quella squadra dominava in Italia e nel mondo, però ho ben presente la gestione Fraizzoli, quella di Pellegrini per non parlare del grande ritorno morattiano, con Massimo. Ottimi presidenti, altrochè, facciamo anche grandi se non grandissimi, con un’idea del management leggermente retrò. Dall’avvento di Thohir la Società ha cercato di darsi una parvenza di modernità; ma è lo sbarco di Suning a trasformare i nerazzurri in una vera e propria azienda. La scelta degli uomini, dopo un paio d’anni di praticantato, è del tutto in linea col progetto della proprietà cinese; Marotta viene braccato non appena libero dai vincoli contrattuali che lo legavano ad un’altra parrocchia e lo stesso Marotta, a sua volta, si getta sulle tracce di Antonio Conte, come un vero segugio che si rispetti.

Ecco, ripartiamo da qui. Dalla dinastia Zhang – ricordo con un sorriso le voci su una presunta cessione del club da parte di Suning, cose scritte un anno fa, mica cinque, o dieci – che individua il suo alter ego calcistico in Beppe Marotta il quale, senza il minimo tentennamento, porta dalla parte giusta del Naviglio un uomo vincente, fautore del lavoro sopra ogni cosa, del gruppo, del non esiste il singolo ma la squadra. Da qui si riparte, da Antonio Conte, da una programmazione iniziata col mercato appena concluso e che, parole del Presidente, non mie, sarà volta a riportare l’Inter tra i club più forti al mondo. Suning ha iniziato il cammino, i tifosi sembrano crederci, i giocatori pure; chi non lo capisce, o continua a non capirlo, è fuori. Alla prossima.

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