Altro che un paio di ritocchi

Lo slogan difficilmente migliorabile sembra morto e sepolto. Grandi manovre attese per l'estate

di
  • A
  • A
  • A

Per un paio d'anni il ferro su cui si batteva e dibatteva maggiormente era: questa squadra è difficilmente migliorabile. Che di per sé poteva avere un senso; settlement in corso, poca disponibilità economica, arrangiamoci in campagna acquisti, qualche errore di troppo nella scelta dei giocatori.

Oggi il ritornello è cambiato. Complice l'avvento di Conte e, ancor prima, di Marotta. I quali, stando almeno ai primi movimenti di mercato, non credono proprio in una squadra difficilmente migliorabile. Anzi, dal mio personalissimo punto di vista, potessero, trasformerebbero la rosa in una sorta di dieci piccoli indiani, capolavoro assoluto di Agatha Christie che stra-consiglio. Perché l'aria che si respira ad Appiano e dintorni è, attualmente, pesante per molti di quelli che il nerazzurro l'hanno vestito di recente.

Detto fin troppo di Icardi e dell'Icardeide, ciascuno è giusto abbia la propria idea in attesa che qualcuno ci spieghi qualcosa di quanto accaduto, a oggi ancora silenzio sull'argomento, la lista di coloro finiti sul taccuino dei "cattivi" si allunga di giorno in giorno. Suning ha taciuto durante la stagione, credo volutamente, ma c'era chi annotava sul diario di bordo tutto quanto accadeva, quotidianamente, come fanno i bravi capitani. E siamo alla resa dei conti. Pochi, pochissimi saranno incedibili; o, raccontiamola diversamente, cedibili solo di fronte a offerte irrinunciabili. Troppe cose sono successe nell'arco degli ultimi dodici mesi perché tutto possa concludersi a tarallucci e vino, aggiungo finalmente. Credo siano i tifosi i primi a essere, nella maggior parte dei casi, contenti del nuovo corso nerazzurro. Quello, per dirlo chiaro, del buonismo zero, della volontà di vestire la maglia vissuta non come momento di passaggio, ahimè anche questo è capitato, ma come approdo, vertice ed epilogo di una carriera importante. Insomma, riportare l'Inter in alto non significa soltanto parlare di classifica; molti se lo sono scordato dopo anni di precariato, ma siamo una delle Società più famose e conosciute al mondo, indossarne i colori significa raggiungere l'apice per chiunque decida di fare il calciatore professionista. Chi non lo capisce, per enne motivi o per la nostalgia di altre squadre o altre città, può serenamente accomodarsi all'uscio. O, in alternativa, rileggersi e studiarsi le parole di Sebastiano Esposito da Castellammare di Stabia: "Ho scelto questa maglia perché nella gioia e nel dolore la indosserò, onorerò e amerò sempre". Per la serie imparare cos'è l'Inter da un sedicenne.