Tifosi, l'epoca d'oro del calcio italiano

Un ricordo della pellicola più amata dai calciofili italiani

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Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita” (Pier Paolo Pasolini). Lo stadio, quanto è bello andare allo stadio. Ascoltare i suoi rumori, sentire i suoi odori: l’erba tagliata di fresco, il sudore di chi ti esulta vicino, la passione di chi ti abbraccia per festeggiare insieme. Elementi che dalla TV di casa non si possono percepire.

Se a partire dai primi anni duemila una serie di fattori (caro biglietti, dominio delle pay-tv con conseguente formato “spezzatino”) ha progressivamente indotto una disaffezione del tifoso, ci ricordiamo un’epoca nella quale lo stadio era ancora la fonte principale da cui attingere le più pure sensazioni della passione per il calcio. Ode agli anni ’90. Ode al “campionato più bello del mondo”. Ode alle “sette sorelle”. Ode ai grandi campioni che calcavano i campi da gioco italiani e che tutto il mondo ci invidiava, alle radioline che ne narravano le gesta, a “Novantesimo minuto” e agli stadi gremiti domenica dopo domenica.

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