Dagli oratori a Mancini e Trapattoni: il calcio italiano è legato alla religione
Dalla lunga intervista di Pierluigi Diaco al Ct della nazionale Roberto Mancini, andata in onda lo scorso martedì all’interno del nuovo programma di Rai Due Ti sento, la foga duplicatrice e sintetizzatrice della stampa italiana ha selezionato (come al solito) pochi stralci. E a fornire materiale da titolistica sono state in particolare solo le due o tre battute nelle quali il tecnico di Jesi ha “rivelato” la propria fede e l’esperienza mistica avuta con Vicka, una delle veggenti di Medjugorje. Le virgolette sono di rigore, perché di fatto nell’intervista non ha avuto luogo alcuna rivelazione, dato che la fede di Mancini è cosa nota a chi conosce un poco la sua storia, così come i suoi viaggi in Bosnia-Erzegovina.
Eppure la confidenza del tecnico ha destato stupore, come si trattasse di una fuga di notizie, di una curiosa stranezza, come non si conoscessero gli infiniti legami tra la religione e il calcio italiano, che poi non sono altro che il portato di quelli tra la religione e la società in cui lo sport in questione viene praticato. Alla vigilia delle elezioni del 1976 il Guerin Sportivo intervistava 300 calciatori di Serie A, chiedendogli anticipazioni sul proprio voto – qualcosa di semplicemente impensabile oggi – e la DC era con 141 preferenze la formazione politica più citata.