La leggenda di Osvaldo Bagnoli

Compie oggi 86 anni un mito della panchina

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"Bagnoli sei campione d’Italia e non mi dire che non te lo meriti” dice Giampiero Galeazzi, che si fionda immediatamente verso l’allenatore dell’Hellas Verona non appena il fischio finale della partita, giocata al Comunale di Bergamo, assegna un incredibile Scudetto al club gialloblu. Il mite Osvaldo guarda l’inviato della Rai con un sorriso quasi imbarazzato, non certo con il piglio di chi ha appena compiuto un miracolo calcistico e non a caso Gianni Brera lo ha ribattezzato Schopenhauer. Lo sguardo del mister, semmai, contiene la quieta soddisfazione dell’artigiano che ha visto maturare i frutti di un lavoro iniziato anni prima, in un giro d’Italia partito dalla Bovisa, il quartiere della periferia milanese tanto dedita alla fatica quotidiana.

Che Verona fosse nel suo destino, Osvaldo l’aveva capito quasi trentanni prima, nell’esperienza da calciatore in gialloblù, durante la quale avrebbe conosciuto sua moglie e programmato un futuro da passare proprio lì, in riva all’Adige. Il progetto rimaneva vivo anche una volta lasciato il Veneto per giocare a Udine, Catanzaro, Ferrara e chiudere la carriera a Verbania, dove gli veniva offerto anche un posto di lavoro nella legatoria della zona, per apprendere il mestiere da esercitare una volta tornato nella città scaligera.

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