Gareth Southgate, l'inglese

Unire il Paese attraverso il football

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"Do we want England to be fun at Euro 2020, or do we want them to win?». Così titolava The Athletic il 23 giugno, all’indomani della vittoria per 1-0 contro la Repubblica Ceca: «this is the central question». Un interrogativo shakespeariano e decisivo, che fin dai primi giorni ha segnato la campagna itinerante – si fa per dire – inglese. Da parte sua Gareth Southgate è partito da un presupposto, consegnato in una lettera intitolata “Dear England” e pubblicata l’8 giugno 2021 su The Players’ Tribune: quando l’Inghilterra gioca, prima di tutto, rappresenta 50 milioni e più di persone. Può sembrare una banalità, la solita frase di circostanza del selezionatore di una Nazionale, ma c’è di più: in un Paese che non vince da 55 anni, ma allo stesso tempo si sente patria e culla del football, Southgate sa bene che lo spazio per le “sue idee” o il “suo calcio” è ridotto al minimo.

Per questo l’Inghilterra si è convertita senza troppe resistenze al machiavellismo calcistico, e con esso ad un risultatismo che farebbe impallidire persino Nereo Rocco e Trapattoni. Pensate alle polemiche che ci sarebbero state, anche alle nostre latitudini, se un ct avesse deciso di tenere fuori l’astro nascente Phil Foden, emblema del nuovo calcio inglese, profeta del guardiolismo. Di lui Pep, forse un tantino esagerando, aveva detto «è il più grande talento che abbia mai visto, da calciatore e da allenatore». Anche qui, la spaccatura è evidente, con tanti altri d’accordo invece con Paul Gascoigne: «io sono meglio di lui, anche da ubriaco». Fatto sta che dagli ottavi in poi, quando le partite hanno iniziato a scottare, Southgate ha prima fatto fuori Phil con la scusa di una diffida, poi semplicemente non ha più dato spiegazioni relegandolo in panchina, laddove si sono accomodati anche Jadon Sancho – talento cristallino appena passato al Manchester United per 85 milioni di euro – e Marcus Rashford.

Al loro posto Sterling, uno dei migliori calciatori del torneo, e il 19enne Buyako Saka, il più giovane titolare in una semifinale europea. Ma è a centrocampo che Southgate si è dimostrato più realista della regina, inserendo due medianacci come Declan Rice (West Ham) e Kalvin Philips (Leeds United) chiamati a correre molto e soprattutto a proteggere la difesa. Molti storceranno il naso ma il segreto per arrivare in fondo è racchiuso qui, nella fase difensiva, soprattutto quando non si hanno i favori del pronostico o una netta superiorità tecnica – stavolta era il caso della Francia, ma come insegnano gli antichi (e gli svizzeri) il pallone è rotondo. Ci ricordiamo del miracolo greco nel 2004 (0 gol subiti nelle fasi ad eliminazione diretta), della sorpresa Portogallo 2016 (1 gol subito nella fasi finali), ma anche della grande Spagna, campione nel 2008 e nel 2012 senza aver mai incassato gol nelle partite da dentro/fuori.

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