Garrincha viveva per il dribbling

Abbasso la scienza, viva la fantasia!

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Èche a Garrincha dribblare piaceva troppo. Come le donne, come il bere: un vizio. Non ci si poteva far nulla, era fissato: una fissazione! Come quando col Brasile, in un’amichevole di preparazione al Mondiale contro la Fiorentina, in Italia, dribblò nell’ordine Robotti, Magnini, Cervato e il portiere Sarti. Non era mai sazio, come con le donne, come con la cachaca, mai! E anziché appoggiare di piatto in rete a porta vuota si fermò.

Aspettò il ritorno di Robotti, lo scartò ancora fino a che Robotti, quasi sbronzo, si dovette appoggiare al palo, senza più baricentro, e solo allora Garrincha la buttò dentro. A nulla servì la sfuriata furente del suo capitano Bellini! La Federazione brasiliana pensò pure che Garrincha fosse scemo. Semplicemente gli piaceva troppo, dribblare. Se ne era fatta una ragione pure Zezé Moreira, suo allenatore al Botafogo. Stanco dell’eccessivo numero di dribbling (inutili) del suo giocatore, provò a rieducarlo.

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