Ayrton Senna, l'immortale

Da ben prima di quel dannato 1 maggio 1994

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È opinione diffusa che per diventare immortali sia necessario morire. Come se la morte, specie se prematura, sopraggiungesse al fine di eternare le vite di alcuni uomini straordinari cristallizzandone il ricordo nel loro momento di massimo splendore. Il primo maggio 1994, sulla pista di Imola, in quello che sarà ricordato per sempre come il weekend più tragico della storia della Formula 1 – venerdì 29 aprile Barrichello sopravvive a un terribile incidente, mentre sabato 30 Ratzenberger non è altrettanto fortunato –, Ayrton Senna perde la vita, guadagnandosi così l’immortalità.

Ma quanto accade al settimo giro del Gran Premio di San Marino non è che l’ultimo atto di un processo, quello di eternizzazione, iniziato ben dieci anni prima sul circuito cittadino del Principato di Monaco.

È il 3 giugno 1984, una data che vale una promessa d’estate. Terrazze, piscine e yacht si riempiono di miliardari, ansiosi di accaparrarsi la posizione più esclusiva per vedere sfrecciare a tutta velocità – e a pochi metri di distanza – le monoposto del Circus. I buoni propositi, tuttavia, resteranno tali. Le condizioni meteorologiche si ribellano al calendario e portano nuvole e pioggia, così anche gli spettatori-residenti più facoltosi, abituati ad avere tutto con uno schiocco di dita, devono arrendersi all’idea che il prezzo del Sole è inaccessibile anche per le loro tasche.

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