DIARIO DA TOKYO

Tokyo, quando quasi per caso si incontra un gigante come Julio Velasco

Un mito dello sport. Dai successi del volley a motivatore

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L’Olimpiade è la manifestazione delle grandi occasioni. Il bello è che puoi fare incontri inattesi. E spesso piacevoli. E così capita che il primo giorno dopo la quarantena puoi quasi scontrarti con Fiona May, mentre la seconda volta che fai un salto all’International Brodcasting Center ti ritrovi di fronte a Julio Velasco. Si tratta di un vero e proprio mito dello sport, non solo impareggiabile allenatore di pallavolo, ma straordinario maestro per i giovani. Per quei pochi che non conoscessero il suo palmares, ha in bacheca due ori mondiali, quattro europei, cinque World League, mentre purtroppo manca il podio più alto proprio ai Giochi dove comunque conserva un argento ad Atlanta 1996 con la Nazionale Italiana.

Sarebbe però limitativo fermarsi ai suoi trofei perché Velasco è tutt’ora considerato un esempio, un motivatore, un ispiratore. E non solo da chi si occupa di pallavolo, ma di qualsiasi disciplina soprattutto di squadra. In carriera ha vissuto anche parentesi come dirigente di calcio – di Lazio e Inter – perché non ha confini la sua cultura sportiva.

Durante la visita, abbiamo anche avuto l’opportunità di una fugace visita nello spazio shopping, decisamente più scarno del solito, dove per la classica tazza – insieme alle spille, il gadget più gettonato – viene venduta solo dai distributori automatici. Un dettaglio per chi deciderà di affrontare altre avventure olimpiche: si può pagare solo con la carta di credito sponsor della manifestazione, altrimenti in contanti.

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