Il centrale marocchino ha di fatto sostituito l'azzurro passato al Milan: stagione di alto livello, con qualche errore che poteva costare caro
La scorsa estate la difesa della Juve, uno dei veri punti di forza su cui sono state costruite le vittorie degli ultimi anni, ha perso un tassello fondamentale o addirittura, secondo alcuni, insostituibile. Dalla cosiddetta BBC è uscita la "B" di Bonucci con il clamoroso trasferimento del centrale azzurro al Milan e per trovare il suo erede la dirigenza bianconera non è andata sul mercato ma si è limitata a guardare la propria rosa. E così è stata la "B" di Benatia a entrare a far parte della BBC.
Alla sua seconda stagione in bianconero, Mehdi Benatia si è ritrovato, di fatto, all'esordio come centrale titolare della Juve: la partenza di Bonucci gli ha spalancato le porte e offerto le chiavi della difesa. Non solo: in attesa della crescita definitiva di Rugani e in attesa dell'arrivo, dalla prossima stagione, di Caldara dall'Atalanta, il marocchino si ritrova anche a fare "da ponte", per così dire, tra la vecchia BBC e il futuro rappresentato, appunto dalla coppia Rugani-Caldara una volta che Chiellini e Barzagli saranno arrivati al passo d'addio. Il tramite tra passato e futuro, tra la generazione che ha fatto la storia del club e quella destinata a raccoglierne l'eredità. Un bel peso, una bella responsabilità. Dal punto di vista carismatico, l'ex romanista ha dimostrato di avere tutte le carte in regola. Dal punto di vista del rendimento il discorso si fa più complesso e articolato. Partendo dai numeri, oggettivi, chiari e indiscutibili: la Juve 2016/2017 con Bonucci chiuse il campionato con la miglior difesa (27 gol subiti in 38 gare); la Juve 2017/2018 si sta confermando la retroguardia meno perforata di Serie A e le cifre sono addirittura migliori: 23 gol incassati in 37 match. Benatia ha totalizzato in campionato 20 presenze quasi tutte da titolare (è subentrato una sola volta) per un totale di 1896 minuti sul terreno di gioco. Ampliando la considerazione alla Champions, Benatia ha giocato 8 gare a cui se ne aggiungono tre di Coppa Italia per un totale di 2.637 minuti. Due gol fatti, sempre in A, di cui uno, pesantissimo, alla Roma. E quella doppietta, nella finale di Coppa Italia contro il Milan che ha aperto poi sigillato il successo bianconero. Al di là dei numeri, comunque, il marocchino per la maggior parte della stagione si è tenuto su buonissimi livelli mostrando di essere, quando sta bene fisicamente, un difensore affidabile, bravo in marcatura e rapido. Magari meno preciso in fase di impostazione rispetto all'illustre precedessore ma più granitico dal punto di vista della pura tenuta difensiva.
Benatia ha disputato in generale una stagione senza dubbio molto positiva ma non si possono non considerare certi errori che sono pesati o hanno rischiato di pesare molto. Il più evidente, anche se alcuni potrebbero obiettare che di errore non si tratti, il fallo su Lucas Vazquez nei minuti di recupero della gara di ritorno dei quarti di Champions al Bernabeu contro il Real con la Juve avanti 3-0: il marocchino interviene alle spalle del madridista con un intervento giudicato falloso e che, di fatto, fa calare il sipario sulla stagione europea della Juve (anche se, a suo favore, si può anche sottolinearne l'assenza per squalifica nella gara d'andata persa 3-0 a Torino). Fino a quell'episodio cruciale, comunque, il marocchino era stato impeccabile assieme a Chiellini nel chiudere ogni varco a CR7 e compagni. Pochi giorni dopo a Crotone, Benatia assiste alla rovesciata capolavoro di Simy che blocca i bianconeri sull'1-1. Una settimana non fortunatissima proseguita poi con la disattenzione sullo stacco di Koulibaly nella super sfida contro il Napoli che al 90' ha regalato ai partenopei una vittoria poi rivelatasi illusoria. Per questo la doppietta che ha regalato ad Allegri la Coppa Italia ha avuto per lui il sapore della rivincita, capace di cancellare l'onta di quei due errori sul finale di campionato. Ma la stagione di Benatia è stata caratterizzata anche da un pasticcio condiviso con Chiellini che poteva regalare il pareggio a Schick nella gara vinta contro la Roma (vinta proprio grazie all'errore del ceco lanciato in porta direttamente dalla difesa juventina). E senza dimenticare un'altra disattenzione, quella durante la semifinale di ritorno di Coppa Italia, contro l'Atalanta che per poco non offriva a Gomez il pallone del pareggio. La sensazione è che le indecisioni e il nervosismo siano emersi con evidenza nei momenti caldi e cruciali della stagione, che hanno rischiato di rovinare o comunque di rendere meno palesi, le tantissime cose positive fatte nel corso dell'anno in cui Benatia ha indiscutibilmente contribuito alla ritrovata solidità di una difesa che si è dovuta assestare all'inizio ma che poi si è poi riconfermata punto di forza. L'apice lo ha raggiunto forse a dicembre quando l'ex Bayern è stato insostituibile in una difesa che si era chiusa ermeticamente passando illesa attraverso le forche caudine delle sfide con Barcellona, Olympiacos, Napoli e Inter. Soprattutto contro i blaugrana Benatia disputò una partita pressoché perfetta al cospetto di Suarez e compagni. E proprio in quel periodo Barzagli lo definì "all'altezza di Bonucci".
Dal punto di vista del temperamento, o semplicemente del nervosismo, qualcosa va ancora registrato: la gomitata a Pavoletti a Cagliari non è stata vista e sanzionata ma resta anche la lite con De Roon sul finale del match con l'Atalanta con conseguente sfuriata di Allegri verso il suo giocatore a rischio espulsione. E quello scivolone social nei confronti di Crozza post-Madrid. Ma queste sono altre questioni: quelle relative al campo hanno mostrato un giocatore che se trova continuità e sta bene fisicamente è, effettivamente all'altezza e lo ha dimostrato sul lungo periodo. Ma deve migliorare ancora nei dettagli, quelli che spesso, ad altissimo livello, fanno la differenza. Quelli che, se sei titolare nella Juventus, non puoi permetterti di tralasciare. Ma alla prima stagione da "titolare" Benatia è certamente promosso con buonissimi voti.