Marco Rossi ha messo radici

Il ritratto del ct dell'Ungheria

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Il tiro da lontano di Szoboszlai contro l’Islanda, nello spareggio per la qualificazione agli Europei 2020, è un lunghissimo piano sequenza, di quelli ormai leggendari di Béla Tarr, nel quale si svolge più che la vita del talento ungherese quella di Marco Rossi; siamo al minuto novantuno, manca poco alla fine, non basta il pareggio raggiunto tre minuti prima da Nego, deve accadere qualcosa di più incredibile e accade.

La palla batte due volte a terra prima di entrare in rete, il tiro è teso, una linea che si storce come ferro filato e a quel punto la vita di Marco Rossi comincia a parlare con le parole di Miklós Radnóti, grande poeta ucciso dai nazisti nel 1944 il cui cadavere viene ritrovato due anni dopo in una fossa comune con il taccuino di preghiere e di poesie nascosto nella tasca dell’impermeabile.

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