L'utopia Benny Carbone

In Inghilterra lo hanno associato all’idea di classe ma...

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Sconditi, più bianchi del piatto, scotti, incollati l’uno all’altro. Gli inglesi e il cibo non vanno granché d’accordo. Gli inglesi e il cibo italiano ancora meno. Ma nell’estate del 1996 non esistevano programmi tipo Masterchef o Hell’s kitchen, Gordon Ramsay stava iniziando a farsi conoscere ma non era ancora un personaggio e così, allo staff comunicazione dello Sheffield Wednesday, quella che oggi può essere definita una aberrazione culinaria era apparsa una buona idea: celebrare l’arrivo in rosa di un calciatore italiano con un posato fotografico meravigliosamente stereotipato. Gli spaghetti c’erano, l’italiano pure, il cameriere – l’allenatore David Pleat – anche.

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Zazzera al vento, scriminatura centrale e sulle spalle un numero 8 privo di senso per un 10 puro, Benito Carbone in Inghilterra viene ricordato come uno Zola minore, e in tutto questo non c’è alcun intento sminuente considerando ciò che il sardo ha rappresentato per anni nell’immaginario della Premier League. 

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