I padroni di casa hanno comprato tutto quanto serve
Ieri sera si è conclusa la prima tranche di partite del Qatar nel Gruppo A delle qualificazioni europee al Mondiale 2022. Una partecipazione simbolica – la nazionale Mediorientale è qualificata di diritto in quanto paese organizzatore, quindi le sua partite sono amichevoli che non incidono sulla classifica – ma significativa, in quanto rappresenta una novità assoluta per la Uefa. Mai prima d’ora una squadra era stata inserita in qualità di ospite in un girone di qualificazione mondiale. Nel calcio odierno però vige il motto “pagate e vi sarà dato”, e questo è ciò che ha fatto il Qatar. Salvo qualcuno non reputi che l’accordo di sponsorizzazione del prossimo Europeo siglato tra Uefa e Qatar Airways sia solo una curiosa coincidenza. Da quando nel 2005 la famiglia Al Thani ha iniziato a pianificare un coppa del mondo in casa propria, il Qatar ha comprato tutto, sia in senso letterale che figurato.
La maggior parte delle persone che hanno votato a favore del Qatar quale paese organizzatore del Mondiale 2022, permettendogli di superare gli Stati Uniti a dispetto della promessa fatta da Michel Platini a Barack Obama che la coppa del mondo sarebbe tornata negli States, sono state indagate, e qualcuno è finito in carcere.
Storie arcinote, sulle quali esistono montagne di materiale. Più interessante è osservare lo sviluppo che ha portato uno stato minuscolo e privo di storia calcistica ad allestire una nazionale passata in dieci anni dal 113esimo al 55esimo posto del ranking FIFA, e che con tutta probabilità si presenterà l’anno prossimo ai blocchi di partenza della coppa del mondo con le carte in regola per disputare un torneo discreto. Al momento dell’assegnazione del Mondiale, infatti, per un ipotetico match inaugurale contro i campioni in carica i qatarioti avrebbero dovuto preparare il pallottoliere, mentre oggi l’obiettivo di fare meglio del Sudafrica, unico paese ospitante a essere eliminato dal Mondiale nella fase a gironi, appare legittimo.