Il bianco incubo di Tromsø

Quella sfida con il Chelsea del 23 ottobre 1997 diventata iconica

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L’inverno in Norvegia è un lungo blues, la notte e il freddo sono presenze e non semplici passaggi di stagione ostili all’uomo; è una condizione umana che ha dato vita al koselig che in norvegese indica quella sensazione di intimità, di calore, di felicità, di contentezza davanti alluce, al fuoco, alle bevande calde, agli amici, alla tavola, a ogni cosa che dia piacere momento dopo momento, sorseggiando il tempo senza l’ansia di credere di star perdendo qualcosa. Forse il koselig, o almeno una parte, è in questa struggente poesia di Rolf Jacobsen.

Due mani come un casa.
Tu hai detto:
abiteremo qui.
Al riparo della pioggia, del gelo e della paura.
Abitammo la casa
riparati dalla pioggia, dal gelo e dalla paura.
Poi venne il tempo che spazzò via tutto.
Siamo ancora una volta per strada.
Soprabito sottile. Aspira profondamente
sino ad inalare la neve.

E quando c’è neve, in Norvegia si gioca. Come avvenne il 23 ottobre del 1997, a Tromsø, la città più a nord del mondo, la città del sole di mezzanotte e delle aurore boreali, delle nevicate abbondanti che spesso arrivano oltre i due metri, qui la squadra locale giocò il secondo turno di Coppa delle Coppe contro il Chelsea – la neve trasformò l’incontro in una battaglia epica, tra le più famose del calcio nordico.

 

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