QUATTROTRETRE

Hakimi sta spaccando la Serie A

In un campionato che per tradizione non ha nell’intensità e nell’atletismo tratti identitari, l’esterno marocchino rappresenta una scheggia impazzita che compromette l’ordine delle cose

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Illegale, imprendibile, immarcabile. Queste alcune delle iperboli – non esattamente eleganti da un punto di vista semantico – a cui spesso si ricorre per descrivere Achraf Hakimi. L’aggettivazione eccessiva è perlopiù dovuta al suo dominio atletico, fattore piuttosto influente in uno sport che si pratica su un campo di 100m x70. Lo stupore che si solleva osservando lo scarto di velocità tra due giocatori che corrono fianco a fianco è un brivido quasi animale. Gesti tecnici come un colpo di tacco o una sterzata, restituiscono sensazioni di stordente e fugace meraviglia. Vedere un calciatore che fa mangiare la terra al suo diretto avversario in un allungo sui 20 o i 50 metri è una scossa elettrica, un sussulto primitivo. Fiorentina-Inter di un paio di settimane fa ha offerto un’istantanea eloquente della tirannia atletica di Hakimi. Mentre l’esterno marocchino cambia passo e si allunga il pallone per arrivare sul fondo, si vede la sagoma rocciosa di Igor stramazzare al suolo nel tentativo di frenarlo.

In diretta non era chiaro il motivo per cui il colosso in maglia viola fosse caduto per terra, come tutti quei chili avessero perso così platealmente e improvvisamente vigore, e il sospetto era che Hakimi avesse sbracciato per tenerlo lontano, commettendo fallo. L’azione si è poi conclusa con il gol di Perisic, che ha appoggiato nella porta sguarnita il pallone servito dallo stesso Hakimi sul secondo palo. È stato il Var a chiarire tutto. Solo rivendendo la dinamica al replay si è capito cosa fosse successo realmente, si è scoperto che Igor non era vittima di nessun fallo, ma solo del tentativo, goffo e disperato, di placcare Hakimi lanciato in corsa. Un’immagine che sembrava uscita da un cartone animato.

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