Compendio dei rapporti fra la Juventus e i portoghesi

Dalla clamorosa doppia firma di Luis Figo fino a Cristiano Ronaldo. Storia di una sintonia sbocciata troppo tardi

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Da piccolo era biondo, quasi cenere. Siamo nel pieno degli anni ’70, in Portogallo. Più precisamente ci troviamo ad Almada, cittadina della Grande area metropolitana di Lisbona. Molti operai, gente semplice ai limiti della povertà, compresa la famiglia del ragazzino dai capelli d’oro che passa le giornate a giocare a pallone per la strada, chissà, forse sognando il grande Eusebio, idolo di un intero popolo.

Eusebio è un fuoriclasse, lo chiamano la “pantera nera”, velocissimo e micidiale sotto porta. Pallone d’oro nel 1965, già stella del Benfica e della Nazionale terza ai mondiali inglesi del 1966, e adesso emigrato – a suon di dollari – negli Stati Uniti per il (primo) tentativo di far decollare da quelle parti il “soccer”. Inevitabile che chi giochi a pallone abbia come punto di riferimento il campione di origini mozambicane, compreso il bambino dai capelli dorati che si chiama Luis Filipe Madeira Caeiro Figo ed è nato lì, ad Almada, il 4 novembre 1972.

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